“A Napoli tutto è andato al diavolo, ma la natura vulcanica della società è una buona e una cattiva notizia, per il Barcellona”
“Il Napoli è una squadra ciclotimica che gioca con una candela a Dio – l’argentino – e l’altra al sismografo. Un club complesso condannato alla logica di un divano in bilico sulla cima di un vulcano”. Comincia così il pezzo che El Paìs dedica al Napoli, alla vigilia della sfida di Champions col Barcellona. Daniel Verdù è il giornalista che si occupa abitualmente della Serie A, e introduce la partita ri-spiegando ai lettori del più letto quotidiano spagnolo l’unicità del Napoli in Italia.
Napoli squadra ciclotimica
Scrive che “è difficile spiegare cosa siano, perché probabilmente non lo sanno nemmeno loro stessi. O perché ci sono troppe cose contemporaneamente”. Ricorda che al suo arrivo in Italia, nel 2018, restò “fulminato” dal Napoli: “trovai una società che ogni fine settimana giocava un derby. Una squadra che gli altri praticamente odiano e i cui tifosi devono sopportare ogni domenica qualche insulto razzista”.
“C’è del vittimismo in questa storia. Ma è vero che un napoletano gioca in casa solo quando è a Napoli. E a volte nemmeno quello. Negli ultimi anni, questa animosità non ha smesso di crescere. Lazio, Inter, Milan, Juventus, Verona… Anche la Roma, i cui tifosi erano gemellati non molto tempo fa. “Vesuvio, lavali col fuoco”. Oppure l’ultima moda nelle discoteche romane: ballare sulle note di “Vesuvio erutta, tutta Napoli è distrutta”. L’antinapolitanismo è un sentimento permeabile anche fuori dagli stadi. E non è una fobia del sud. O non solo. I Partenopei mantengono controversie anche con Siciliani o Calabresi. La città è un’isola galleggiante favolosa e indecifrabile all’interno del paese”. Segue ovvio riferimento a Maradona e all’antipolitica.
Ma quando Verdù parla del “miracolo” scudetto, poi si corregge: non è stato un “miracolo”, ma “meglio, una rischiosa filigrana progettuale con la quale si sono sbarazzati di metà squadra per fare soldi e hanno portato ottimi giocatori come Osihmen o l’impronunciabile Kvaratskhelia”.
Ora però “tutto è andato al diavolo. De Laurentiis quest’estate ha sbagliato e il Napoli è a nove punti dalla zona Champions. La buona notizia per il Barça è la natura vulcanica del club, della città e del suo presidente: forse l’unico al mondo più autodistruttivo del culé. Quella cattiva, in realtà, è uguale a quella buona”.