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Luigi De Laurentiis: «Mi dissocio dalle parole di mio padre, il Bari non è la seconda squadra di Napoli»

Chiama il padre “presidente dell’altra squadra del gruppo”. Siamo alla rottura familiare o è solo un modo per continuare a vivere a Bari?

Luigi De Laurentiis: «Mi dissocio dalle parole di mio padre, il Bari non è la seconda squadra di Napoli»
Mc Roma 13/09/2023 - photocall serie Tv ‘Vita da Carlo’ seconda stagione / foto Mario Cartelli/Image nella foto: Luigi De Laurentiis-Aurelio De Laurentiis

Luigi De Laurentiis: «Mi dissocio dalle parole di mio padre, il Bari non è la seconda squadra di Napoli». In serata su X ha scritto anche il padre, Aurelio, che ha parlato di fraintendimento.

Luigi, presidente del Bari, scrive sui social un post in cui si dissocia dalle parole del padre che di fatto in conferenza stampa a Napoli ha equiparato il Napoli a una seconda squadra del Napoli.

La domanda è: siamo alla rottura familiare o è solo un modo per continuare a vivere a Bari?

Ecco cosa ha scritto Luigi De Laurentiis:

È inutile che io ci giri intorno: devo dissociarmi dalle dichiarazioni rilasciate da mio padre, presidente dell’altra squadra della FilmAuro.

Così come non sempre un figlio la pensa come il proprio padre, può accadere che due soci non condividano la stessa visione aziendale.

Voglio credere che le parole di mio padre siano state mal interpretate o che lui stesso non si sia espresso con chiarezza, perché ovviamente non è possibile parlare di Bari e del Bari derubricandole a seconda squadra del gruppo non solo perché non è vero ma, inoltre, non rende giustizia alla storia di questa piazza. In ogni caso che ci sia stato un malinteso o meno, quanto accaduto è la dimostrazione nei fatti della totale autonomia che esiste fra le due realtà aziendali. Perché se il presidente dell’altra squadra del gruppo avesse gestito l’organizzazione del Bari, se sapesse come funziona il nostro settore giovanile, se avesse seguito in prima persona la creazione di questa struttura aziendale vocata a progetti ambiziosi, sicuramente non avrebbe parlato di “seconda squadra”.

Il sindaco di Bari, Antonio De Caro, tifosissimo della squadra il cui presidente è Luigi De Laurentiis, ha risposto ad alcune dichiarazioni di Aurelio De Laurentiis (proprietario del Bari) esternate oggi in conferenza stampa.

Le parole del sindaco di Bari

Su Facebook, il sindaco di Bari ha scritto:

«LA NOSTRA PASSIONE MERITA RISPETTO. Tra i doveri di chi detiene il titolo sportivo non c’è solo quello di mantenere in ordine i conti. C’è quello, forse più importante, di rappresentare i colori di una intera città, di portare rispetto a chi ogni settimana paga il biglietto, sostiene lunghi viaggi per le trasferte o anche semplicemente soffre e gioisce davanti alla tv. Per questo trovo le parole di Aurelio De Laurentiis, che definisce il Bari come una seconda squadra del Napoli, offensive nei confronti dell’intera comunità di tifosi baresi.

Con tutto il dovuto rispetto per il Napoli, non siamo la seconda squadra di nessuno. Abbiamo una storia e una dignità che non possono essere vilipese in questo modo. Da primo cittadino e da tifoso, chiedo ad Aurelio De Laurentiis di scusarsi al più presto con tutti i baresi per questa uscita a dir poco infelice, che ferisce la nostra passione e la nostra identità».

La nota di De Caro è una risposta ad alcune dichiarazioni rilasciate oggi da De Laurentiis durante la conferenza stampa.

De Laurentiis: «Avere una seconda squadra e portarla quasi in Serie A significa che siamo sul pezzo»

De Laurentiis in conferenza stampa:

«Io vedo avanti al 2030, sto immaginando cosa devo fare affinché nel 2030 questa società abbia economicamente i mezzi per competere con le più forti del mondo. Molti ci hanno accusato di non aver investito sui giovani, ma avere una seconda squadra e portarla quasi in Serie A, avere i vari Cheddira, Folorunsho, significa che siamo sul pezzo. Io sono sempre stato l’alfiere di questa città, ma quando vedo che la maggior parte di voi non agire da tifosi del Napoli, perché se foste tifosi del Napoli accompagnereste la società in questo percorso, perché non vi ha mai tradito. Certe volte sento una sorta di invidia in chi scrive e mi dispiace, non per me. Giuntoli è cresciuto con noi nascondendomi che fosse uno juventino sfegatato, se lo avessi saputo non lo avrei preso. Ci sono certe cose che non tollero».

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