C’è bisogno di qualcuno che sviluppi un movimento, non di un portatore di risultati. E che abbia un po’ di più di stile nel vivere il calcio
The president of the Saudi Arabian Football Federation, Yasser al-Misehal (L) and newly appointed Italian coach of the Saudi national football team, Roberto Mancini, pose for a picture at a press conference and signing ceremony in Riyadh, on August 28, 2023. Mancini was on August 27 named as the new coach of the Saudi Arabia national team on a deal reported to be worth more than $25 million a year after he controversially quit the Italy job earlier this month. (Photo by Fayez NURELDINE / AFP)
Mancini non è l’uomo per l’Arabia Saudita
Dopo 120’ di battaglia e per lo più sofferenza, l’Arabia Saudita è andata ai rigori contro la favorita Corea del Sud. Erano stati a un passo dal passaggio del turno, ma il pareggio al 97’ di Cho Gue-Sung aveva vanificato il lavoro difensivo dei sauditi. I supplementari avevano solo confermato il gap tecnico, con la Corea costantemente all’attacco. I rigori sono stati dovuti solo all’inefficienza dei Taegeuk Warriors di fronte alla porta durante l’ultima mezz’ora.
Ora Mancini potrebbe ritirarsi
Alla fine la Corea ha semplicemente avuto i nervi più freddi dagli undici metri. Due errori dal dischetto nel 3° e 4° tentativo – da parte di Al-Najei e Ghareeb – hanno chiuso la contesa. Ma il peggio è avvenuto poco prima che Hwang Hee-Chan tirasse il rigore decisivo: Mancini si è staccato dal suo staff ed è andato negli spogliatoi. Peggio ancora la scusa dopo la gara: “Pensavo che la partita fosse finita, mi scuso”. Ma non è nulla di nuovo, e fa male dirlo da tifoso sampdoriano. Il Mancio è stato il mio primo idolo: la sua ultima stagione da giocatore doriano è stata la mia prima intera da tifoso blucerchiato (e Mancini fu eletto Mvp dell’anno). Il giocatore – uno dei migliori della sua generazione – è sempre stato superiore all’uomo, che si è palesato di più da allenatore.
L’allenatore Mancini potrebbe ritirarsi ora ed essere ricordato come vincente. Si è costruito da solo a Firenze e Roma, vincendo Coppe Italia con squadre sull’orlo del baratro e ha poi fatto comunque bene all’Inter, rilanciando i nerazzurri e facendo tanti punti nel 2006/07. Molti metteranno sempre in mezzo Calciopoli, a me piace ricordare che la media punti della Juventus in B fu inferiore a quella dell’Inter in A: 2.24 contro 2.55. Ma nell’ultimo decennio abbiamo visto il lato B del Mancio, quello riottoso, permaloso, che è tornato ad a essere più in vista. Al Manchester City ha vinto, ma quanti soldi sono stati spesi per raggiungere l’obiettivo della Premier League? Al Galatasaray ha eliminato la Juve dalla Champions, ma cosa ha lasciato oltre una Coppa di Turchia?
I risultati e le controversie
Nel secondo ritorno all’Inter, la società non era quella che aveva lasciato, così come il livello della squadra. I suoi limiti sono emersi in quei 18 mesi, costringendolo a un altro esodo. Allo Zenit San Pietroburgo è durato un anno, senza vincere nulla con la squadra più forte del paese – anzi è stata la peggior stagione del club per rendimento negli ultimi 15 anni. E poi è arrivata la nazionale, che gli ha allungato la carriera. Primo: Mancini era destinato a prendere quest’abbrivio delle nazionali prima o poi (un consiglio che Mourinho, per esempio, non vuole accettare). Secondo: l’Italia era perfetta per il suo momento di carriera e per quello di cui avevamo bisogno. Solidità, una struttura, una prospettiva a breve termine di rilancio. Ha funzionato tutto, anche troppo.
Abbiamo vinto un Europeo che (forse) non meritavamo di vincere – io uso sempre fare un paragone, citando lo stesso paradosso in cui incappò Prandelli dopo Euro 2012 (alzando le aspettative con la finale raggiunta e naufragando in Brasile). Ma il Mancio è stato anche quello delle controversie. Quello che si lamentava che i suoi club non spendevano quando in realtà era sempre connesso a realtà facoltose. Quello che si lamentava della convocazione di Eder e Vazquez in nazionale sotto Conte, ma poi ha costruito un Europeo attorno a Jorginho. Quello della giusta polemica con Sarri per l’insulto omofobo in un Napoli-Inter di Coppa Italia, ma che non fu protagonista di comportamenti straordinari.
Un ct senza esperienza a questi livelli
In più, c’è l’addio all’Italia. Lungi da noi difendere la Figc, in preda a molta confusione, ma il suo addio per diventare la faccia del rinascimento saudita ha fatto alzare più di un sopracciglio. A me l’ha fatto alzare tecnicamente parlando – l’Arabia Saudita ha lasciato andare Hervé Renard, il meglio a questi livelli, per prendere un c.t. senza esperienza, dopo aver battuto i futuri campioni del mondo a Qatar 2022. E si è visto.Non fraintendetemi: questa Coppa d’Asia dell’Arabia Saudita ricorda quella del Qatar 2015. Nel 2027 saranno tra i favoriti per vincerla, giocandola in casa. E si qualificheranno per Usa 2026. Ma…lasciare a casa Al-Faraj, giocare un calcio iper-conservativo (in contrasto al momento di splendore della Saudi Professional League), lasciare il campo e inventarsi scuse orribili dopo la partita…. Questo è il futuro scintillante dell’Arabia Saudita?
Mi sembra quasi che si sia caduti nello stesso paradosso di Lippi con la Cina. Hai bisogno di qualcuno che sviluppi un movimento, non di un portatore di risultati (quello si può avere per meno dell’ingaggio percepito da Mancini). E soprattutto di qualcuno che, al di là di sciarpe e look impeccabili, abbia un po’ di più di stile nel vivere calcio.
Gabriele Anello