A Libero: «Il mio rapporto con lui era eccellente. Hamilton è un numero 1 e farà sognare il popolo delle Rosse, i 40 anni non saranno un limite»
Terzo giorno di test in Bahrain. In Italia, nel frattempo, Libero intervista Mario Andretti, ex pilota Ferrari e campione del mondo con la Lotus nel 1978, sulla mossa di ingaggiare Hamilton per il 2025. Secondo Andretti la mossa è entusiasmante. Avrebbe voluto gareggiare con il suo team nel 2025, ma Liberty Media ha respinto la richiesta di iscrizione.
Andretti: «Ci hanno vietato di entrare in F1 per ragioni sconosciute»
Le parole di Andretti:
«Avevamo programmato con mio figlio Michael di entrare in Formula 1 nel 2025. Era tutto pronto ma ci è stato vietato per ragioni misteriose. Ora cerchiamo una soluzione, confido che le cose si aggiustino».
Su Hamilton in Ferrari dal 2025:
«È stato un colpo esaltante. Lewis è un numero 1 e farà sognare il popolo delle Rosse. Tutti i piloti, anche i più grandi, vogliono calarsi nell’abitacolo di una Ferrari, prima o poi».
Si metterà al volante della Rossa a 40 anni:
«Io ho vinto la 500Miglia di Indianapolis a 30, il mondiale di Formula 1 a 38 e, a 60 anni, ho corso la 24 Ore di Le Mans. Adesso ne ho 83 e lo scorso anno ho provato una McLaren, naturalmente per togliermi uno sfizio e non per tornare in pista. I 40 anni di Lewis non saranno un limite».
SuperMax è davvero un cannibale?
«È uno di quei rari piloti che aggiungono parecchio al valore della monoposto. Avevo notato in lui il Dna dei grandi già quando aveva 17annie debuttò non avendo ancora la patente stradale. È come Lauda, Schumacher ed Hamilton».
Il Cavallino cosa ha significato per Mario Andretti?
«Solo cose meravigliose. Il mio rapporto con Enzo Ferrari è stato eccellente. Ho corso per il Drake in due occasioni: a inizio anni ’70 in Formula 1 e nei prototipi, poi nel 1982 quando Enzo mi richiamò. Arrivai a Monza pochi giorni prima della gara e stampai una pole position che infiammò i 100.000 tifosi della Rossa. In gara fui terzo. Capii allora cosa significa la Ferrari che in quel 1983 vinse il
mondiale costruttori».
Il gran premio d’Italia di quell’anno rimane per lei la giornata più entusiasmante, quella che la fece entrare nel cuore del popolo rosso?
«Sì. Malgrado l’annata drammatica per la Ferrari: Villeneuve morì a Zolder, Pironi si infortunò a Hockenheim e Tambay ebbe seri problemi alla schiena».
Siamo all’ultima curva: chi è stato il suo rivale più forte in pista?
«Ho gareggiato contro campioni straordinari, a partire da Jackie Stewart. Ma Gilles Villeneuve è stato quello più poetico e imprevedibile. Ferrari mi ripeteva sempre: Gilles è come Nuvolari».