In Arabia si è adattato all’emergenza delle assenze, ma la difesa a cinque è un vestito che sta stretto al Napoli
Mazzarri riprova il 4-3-3, lo spogliatoio è nostalgico. Lo scrive il Corriere dello sport con Fabio Mandarini.
Neanche il tempo di ricominciare da tre che Mazzarri ha deciso di rifarsi in quattro: 4-3-3, scomparso nel deserto arabico e ricomparso ieri non lontano dalla sabbia del litorale di Castel Volturno. In allenamento: le prove di Walter verso la partita di domenica con il Verona. Subito, al volo, cogliendo l’aria nostalgica di uno spogliatoio, di una squadra che l’ha seguito e accompagnato da Riyad a Roma indossando cappello, sciarpa e giubotto tecnico da freddo polare. Una mise da persone intelligenti, capaci di adattarsi all’emergenza delle assenze, ma anche un vestito che sta stretto al Napoli di Kvara e Politano, Di Lorenzo e Simeone, Anguissa e fino a prova contraria anche Zielinski.
I numeri disastrosi del Napoli di Mazzarri col 4-3-3
di Francesco Esposito per il Napolista
Da Napoli-Inter di campionato (3 dicembre) alla finale di Supercoppa di ieri sera è passato appena un mese e mezzo. Nel frattempo, il Napoli tra mercato, infortuni e Coppa d’Africa ha perso Meret, Natan, Mario Rui, Anguissa, Elmas, Zielinski (a proposito: cercasi il signor Zielinski) ed Osimhen. Olivera era già out. Tecnicamente, Mazzarri ieri aveva a disposizione sei o sette titolari in meno, tanto che durante la partita hanno trovato spazio Gollini, Mazzocchi, Ostigard, Juan Jesus, Cajuste, Gaetano, Zerbin, Simeone. Perfino Lindstrom, ma Lindstrom meriterebbe un capitolo a parte.
Se il calcio fosse solo una questione di numerini e figurine, il 3-0 del Maradona avrebbe dovuto tradursi, a Riyad, in un 6 o in un 7 a 0. Per fortuna invece il pallone non è una questione di figurine, né di numerini. Ed infatti il Napoli, in piena emergenza, ha tirato fuori con la difesa a tre (a tre, non a cinque, a meno che non si consideri Zerbin un terzino) messa in campo dal buon vecchio Walter Mazzarri una prestazione ineccepibile: gli azzurri sono stati tatticamente quasi perfetti fino al 91′ nonostante avessero davanti il miglior attacco della Serie A. Di questi tempi, è grasso che cola. Avrebbero meritato almeno i rigori, ma la partita è stata condizionata da vicende arbitrali note, su cui non è il caso di ritornare in questa sede.
La piazza schizzinosa
Eppure, eppure… eppure a prestare occhi e orecchie agli umori che serpeggiano in città – tra le emittenti televisive e radiofoniche locali, i social, qualche commento sui giornali – non si può fare a meno di notare che il principale assillo di una piazza diventata pericolosamente schizzinosa è quello del ritorno al 4-3-3. Una vera e propria lagna. D’altronde, non c’è mai stata tanta comunione di idee tra il De Laurentiis degli ultimi mesi (che con la sua ossessione per il 4-3-3 ha letteralmente inguaiato la stagione del Napoli) e quel corpaccione di tifoseria, stampa e opinione pubblica che l’ha sempre osteggiato in vent’anni di presidenza.
I numeri impietosi del 4-3-3 di Mazzarri
Il ritrovato Mazzarri versione Riyad è sostanzialmente accusato di un’onta: aver tradito il dna offensivo del Napoli. L’atteggiamento degli azzurri viene definito troppo rinunciatario, troppo difensivo, troppo ostile al tenere il pallino del gioco. Che per qualcuno pare essere diventato il fine ultimo di questo sport. Ebbene, al di là di ogni legittima opinione il problema principale di quest’approccio – faremmo mestamente notare – è il distacco dalla realtà. Ammesso infatti che la difesa a tre non è un reato (l’Inter gioca il miglior calcio d’Italia e gioca a tre) ma anche che un atteggiamento più accorto, specie nei momenti difficili, non uccide nessuno, è impossibile non sottolineare che il 4-3-3 offensivo, panacea di tutti i mali del mondo, ha prodotto, dal 3 dicembre al pre-Riyad, 0 (zero, z e r o) gol in 6 delle 9 partite giocate dal Napoli. E c’erano i titolari. I 6 gol realizzati sono stati realizzati con la Salernitana (2 gol, uno su rigore ed uno in una mischia successiva ad un calcio di punizione), col Braga (un autogol e un piede e piede di Osimhen), e col Cagliari (un colpo di testa di Osimhen e un tiro di Kvara). Per il resto, il Napoli presunto-offensivo del 4-3-3 non ha segnato manco per scambio. Di contro, sempre nelle 9 partite giocate nel periodo sopracitato, ha subito 15 gol. Quasi due a partita. Di cui 7 subiti dai non proprio irresistibili attacchi di Frosinone e Torino, s’intenda.