L’emergenza è finita, col Verona rientrano Kvara, Anguissa, Cajuste. Il gruppo è abituato a giocare, a filare trame e occasioni
Mazzarri torna al 4-3-3, il catenaccio non appartiene a questo Napoli. A scriverlo è il Corriere dello Sport con Fabio Mandarini. Ecco cosa riporta il quotidiano sportivo.
Mazzarri lo ha fatto ancora: a quarantotto ore dalla partita con il Verona ha ripensato al recente passato, rimodellato il Napoli e riprovato la squadra con la difesa a quattro. Quattro uomini davanti a Gollini e poi tre centrocampisti e tre attaccanti. Formula facilissima da ricordare: 4-3-3.
Addio al Napoli ermetico e blindato del 3-5-1-1
Il Napoli ermetico dell’Olimpico, blindato dal 3-5-1-1 per coprire le ferite di nove assenze (alcune pesantissime), potrebbe e dovrebbe andare in archivio contro il Verona: sono rientrati dalla squalifica Kvara, Cajuste e Simeone, dall’Africa è rientrato Anguissa et voilà.
Un’escalation: tre o cinque, catenaccio e contropiede, benissimo con la Fiorentina anche in fase realizzativa (un tris), bene con l’Inter e molto bene contro Sarri in fase difensiva. Ma poi, beh, il deserto dei gol: neanche uno. E ancora: un tiro di Kvara nello specchio di Sommer in finale di coppa e nemmeno un’ombra in quello di Provedel sei giorni fa all’Olimpico. Il gruppo è abituato a giocare, a filare trame e occasioni, e così una volta conclusa l’emergenza è seriamente ipotizzabile la nuova virata. Il ritorno al futuro: perché il Napoli, per filosofia e fisionomia, talenti e uomini, non è squadra costruita per nascondersi; piuttosto per aggredire.
Mazzarri fa i conti con lo spogliatoio nostalgico
Mazzarri riprova il 4-3-3, lo spogliatoio è nostalgico. Lo scrive il Corriere dello sport con Fabio Mandarini.
Neanche il tempo di ricominciare da tre che Mazzarri ha deciso di rifarsi in quattro: 4-3-3, scomparso nel deserto arabico e ricomparso ieri non lontano dalla sabbia del litorale di Castel Volturno. In allenamento: le prove di Walter verso la partita di domenica con il Verona. Subito, al volo, cogliendo l’aria nostalgica di uno spogliatoio, di una squadra che l’ha seguito e accompagnato da Riyad a Roma indossando cappello, sciarpa e giubotto tecnico da freddo polare. Una mise da persone intelligenti, capaci di adattarsi all’emergenza delle assenze, ma anche un vestito che sta stretto al Napoli di Kvara e Politano, Di Lorenzo e Simeone, Anguissa e fino a prova contraria anche Zielinski.