Sul Corsport. Non si cambia a 75 anni. La sua natura è incorreggibile. Il lessico volgare ineliminabile. Immanente la sindrome del marchese del Grillo

Lo showman. del Napoli è indubbiamente il suo presidente Aurelio De Laurentiis. Nel bene e nel male il Napoli è un club fatto a misura del suo presidente che è riuscito a riportarlo in vetta alla classifica e in Europa e però talvolta travalica i confini e primeggia dimenticando la sua creatura. Mimmo Caratelli sul Corriere dello Sport scrive
“Aurelio De Laurentiis è il problema antropologico del secolo. Deve cambiare. Deve fare un passo indietro. Non può essere sempre irascibile. Deve darsi una calmata. Non deve aggredire. Ma il poeta ammonisce: perdete ogni speranza voi che pensate questo. Non si cambia un uomo a 75 anni. L’impasto si è solidificato. La sua natura è incorreggibile. Il lessico volgare ineliminabile. E il calcio, vetrina più popolare del cinema, gli dà modo di esprimersi ai massimi livelli di bile, di nervoso, di insulti. Lo scazzo non vuole pensieri. E Aurelio non ci pensa due volte per offendere l’umanità circostante che ritiene ovviamente inferiore. Immanente la sindrome del marchese del Grillo. C’è stato un trauma infantile che ha provocato tutto questo? Un trauma che si chiama desiderio, un desiderio non appagato da bambino che l’ha reso immediatamente furioso?
I riferimenti ovviamente alle ultime uscite nei confronti prima di Dazn e poi di alcuni giornalisti a cui ha negato di intervistare i calciatori del Napoli perché tifosi di altre squadre
“Il destino del Napoli è legato a una persona così spettacolarmente instabile. È stato sempre così, dai primi insulti, che cazzo avete vinto, ma una serie di successi e di collaboratori pazienti hanno limitato le scosse telluriche di De Laurentiis fino alle esagerazioni attuali. Si può sospettare che a sconvolgere la natura presidenziale, già ampiamente predisposta, sia stata un’altra sindrome, la sindrome dell’abbandono, il vuoto esistenziale provocato dall’addio di Spalletti e Giuntoli. Il tradimento ne ha scosso la sicurezza del comando, la protervia del padrone, il fascino irrinunciabile dell’egocentrico”.