Per tornare in campo bisognerà aspettare una mesata. Per rivedere la A, se tutto andrà bene, a maggio, col campionato che finisce il 26.

L’onda lunga del caso Di Bello. Il Corriere dello Sport scrive di una carriera da arbitro sull’orlo del precipizio. La sua carriera poteva finire dopo Lazio-Milan. Tuttavia, i dirigenti arbitrali hanno deciso di fermarlo per un mese, poi ripartirà dalla B. Ritornerà, forse, in A solo a fine campionato.
Per la Can e l’Aia, Di Bello è «un arbitro finito»
Le prime reazione che arrivano dall’Aia non sono certo positivo. L’arbitro che ha diretto Lazio-Milan è stato bocciato su tutta la linea:
«Un arbitro finito» commentavano (anche con dispiacere) nelle segrete stanze della CAN e dell’AIA. Troppo quello che ha combinato. Per tornare in campo bisognerà aspettare una mesata. Per rivedere la A, se tutto andrà bene, maggio appunto, col campionato che finisce il 26.
Secondo il Corriere dello Sport ha sbagliato tutto. Per onore di cronaca, il resto della stampa italiana imputa a Di Bello la scarsa capacità di gestire la partita e gli animi in campo. Il resto delle decisioni sono corrette (il non-rigore Maignan-Castellanos e i rossi). Per il CorSport invece c’era il rigore e non c’erano i rossi su Pellegrini, Marusic e Guendouzi:
Rigore non dato su Castellanos, tre cartellini rossi sbagliati tutti e tre, gestione della partita, dei rapporti con i giocatori, totalmente errati. Gli errori che sono arrivati sono talmente grandi, talmente poco spiegabili, che hanno demoralizzato il designatore della serie A, Rocchi.
Oggi agli arbitri non è richiesta la ragionevolezza ma l’ottusa applicazione del regolamento
Il punto a nostro avviso è che cosa viene oggi richiesto agli arbitri. Agli arbitri non viene chiesta ragionevolezza né tantomeno intelligenza. Non sia mai. All’arbitro è richiesta l’ottusità (non solo agli arbitri ma ora stiamo parlando di questo). Più l’arbitro è ottuso, più applica in maniera ottusamente pedissequa il regolamento, più ha possibilità di fare carriera. Ovviamente di questo passo mancherà pochissimo all’arbitraggio con l’intelligenza artificiale ma questo Rocchi e compagnia ancora non l’hanno capito.
Se gli arbitri fossero stati allenati alla soluzione di situazioni complesse, ovviamente Di Bello si sarebbe comportato in maniera diversa. Ma in questo contesto se Di Bello fosse stato ragionevole, e quindi se non avesse ammonito Pellegrini (e magari si fosse avvicinato a Pulisic dicendogli: “nemmeno alle elementari”), si sarebbe poi beccato una bella ramanzina, un processo interno, anche un voto basso e sarebbe certamente incorso in un rallentamento di carriera. Questo è il punto.