Alla Gazzetta: «Intorno ai 40 metri mi sento pronto a decollare. L’approccio è molto scientifico e tecnologico, i devices in campo si sprecano»
La Gazzetta ha intervistato Marcell Jacobs. Assente in gare ufficiali dal 10 settembre, al meeting di Zagabria. Da lì ha cambiato la sua vita da atleta. Ha cambiato allenatore passando da Paolo Camossi a Rana Reider, si è trasferito a Jacksonville, in Florida. Dopo quasi cinque mesi di lavoro e di vita rivoluzionata, è pronto a tornare.
Jacobs: «Non c’è paragone tra quando sono arrivato e adesso»
Come ha lavorato? Come sta lavorando?
«Ho curato molto la fase di accelerazione: una volta che metti bene in moto la macchina, il resto viene di conseguenza. Ho usato molto il 1080, macchinario che funziona da traino: ora a terra esprimo una potenza che non pensavo di avere. Intorno ai 40 metri mi sento come su una rampa di lancio, pronto a decollare».
Quale la sessione con le distanze più lunghe?
«Una con 5×250 e 3’ di recupero, inteso come lavoro aerobico. Cronometro, chip e fotocellule si usano dai 150 in giù. L’approccio è molto scientifico e tecnologico. I devices in campo si sprecano. Mi han proposto una 4×400: manco morto…».
Quanto è migliorato in questi mesi?
«Non c’è paragone tra quando sono arrivato e adesso: anche le fatiche in palestra sono state utili. Ragiono in termini di watt e in cinque mesi, in termini di forza, velocità ed esecuzione, tutto è cambiato. All’inizio avevo qualche ragionevole dubbio: oggi sono felice della scelta fatta».
Jacobs dopo il suo trasferimento in Floriso, è letteralmente sparito dai radar dei media:
«Qui sono uno dei tanti, nessuno mi cerca per eventi extra sportivi o mi coinvolge in iniziative varie. Faccio casa-campo-casa, mi godo moglie e figli e quando loro sono andati in Ecuador per una decina di giorni, ho fatto il pigrone».
E gli acciacchi del passato?
«Ho patito solo una piccola infiammazione a un distretto muscolare forse un po’ troppo sollecitato. Ma roba di routine: è tutto sotto controllo».
Qual è il cambio maggiore rispetto al passato?
«La possibilità di allenarmi sempre in compagnia: ultimamente i lavori sono differenziati per specialità, programmi e obiettivi. Sono l’unico col mirino sugli Europei. Però il riscaldamento è comune e poi, nelle sedute specifiche, sono con Bromell e Sani Brown. De Grasse e Blake si muovono più in funzione dei 200, Stewart dei 400. L’abitudine ad avere campioni nelle corsie al fianco sarà utile in gara».
Sulla squadra azzurra Jacobs dice:
«Tanto fermento: che squadrone ai Mondiali di Glasgow. Simonelli e Dosso, che a Roma si allenano dove stavo io, mi hanno gasato, di Ali penso in grande da tempo. Ceccarelli? Ci son passato. Certe pressioni sono toste. Cambiare guida in corsa non è facile: deve riassettare. Gli auguro il meglio. Anche Tortu verrà in Florina. Gli ho scritto che andremo a far serata! Fa bene: le nuove esperienze sono sempre utili. Anche se non farà gli stessi lavori, sarà in un super gruppo».