È un principio inaccettabile. Anche senza una condanna il j’accuse di Juan Jesus produrrà un effetto deterrente
Juan Jesus non se l’è inventato ma non si può condannare senza prove
La gran parte di noi, se non tutti, è convinta che Acerbi abbia pronunciato le frasi incriminate. E che Juan Jesus abbia detto la verità. Solo un pazzo avrebbe inventato l’episodio. E il brasiliano non è pazzo. Anzi è persona fine e intelligente, come mi risulta personalmente. Detto questo la sentenza è (tristemente) giusta. Perché non vi sono prove del fatto. E accettare il principio che senza prove si possa condannare una persona è cosa grave. Non può infatti passare la tesi che sulla base della sola accusa da parte di una persona si emetta una sentenza di condanna. Sarebbe un precedente pericoloso. Insomma in dubio pro reo. Come dal Digesto giustinianeo:, in mancanza della certezza di colpevolezza assolvere un colpevole che rischiare di condannare un innocente.
Certamente resta l’amaro in bocca, diciamo la verità. In quanti, e siamo molti, sono convinti che Acerbi abbia pronunciato le frasi razziste. Sia chiaro pronunciare frasi razziste è comunque cosa diversa dall’essere razzista. Ma esse testimoniano, come minimo, che sotto lo stress adrenalinico può venire a galla l’incultura più becera, dominante nel mondo del calcio. Comunque anche senza una condanna il j’accuse di Juan Jesus produrrà un effetto deterrente. Generando almeno la preoccupazione che non sempre saranno assenti orecchie indiscrete o telecamere con annesso labiale. Il che forse non aiuta a vincere i sentimenti razzisti ove presenti. Ma induce almeno ad astenersi dall’uso di espressioni ignobili. Insomma il brasiliano ha sollevato il caso generando clamore ed attenzione al problema. E verso di lui provo stima, simpatia e solidarietà. Certamente però è deprimente che nel 2024 si debba ancora discutere di queste cose.