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La figlia di Sandra Milo: «Mamma lavava, cucinava, ci aiutava coi compiti. Piaceva alle femministe»

Al Fatto: «Poi si chiudeva un’ora in bagno e da Cenerentola riemergeva truccata. Un’altra persona. Fellini col pendolino decretò che ero maschio».

La figlia di Sandra Milo: «Mamma lavava, cucinava, ci aiutava coi compiti. Piaceva alle femministe»
Roma 18/10/2019 - Festa del Cinema di Roma / foto Andrea Staccioli/Insidefoto/Image nella foto: Sandra Milo

La figlia di Sandra Milo intervistata dal Fatto quotidiano a firma Alessandro Ferrucci. Debora Ergas, autrice, figlia di Moris noto produttore cinematografico. Di cui lei parla malissimo. «Un uomo terribile».  Racconta di quando suo padre la rapì e Sandra Milo andò in Grecia a riprendersela di nascosto. Alla domanda “Il giorno della morte si è riconciliata con lui?” la risposta è: «È stata una festa».

Di sua madre, di Sandra Milo, parla benissimo.
«Indossava i tacchi a spillo anche quando tagliava l’erba in giardino o curava le sue palme: saliva sulla scala e via; un giorno in un vivaio trova una bellissima palma, chiede il prezzo, troppo alto per le nostre finanze, poi il proprietario la riconosce: ‘Per lei è un regalo’».

Raccontano che smise col cinema dopo le critiche a Venezia per Vanini Vanini…
«Quelle critiche la ferirono tantissimo, piangeva, credeva fosse chiusa la carriera; però in casa non ne parlavamo tanto, oltre l’uscio diventava una casalinga qualunque».

Esempio.
«Caricava la lavatrice, stendeva, cucinava, andava a fare la spesa, ci aiutava con i compiti».

Presente.
«Fino a un anno prima della morte, se mi chiamava e scopriva che non stavo bene, correva da me, citofonava, aprivo la porta e la trovavo con una gallina tra le mani. Il problema è che sono vegetariana e l’odore di quel brodo mi uccideva. In quasi tutte le interviste ripeteva che per lei la famiglia veniva prima di tutto. Amava il lavoro, ma era nata per essere mamma; (cambia tono) con noi figli non resisteva al contatto fisico: parlava e nel frattempo ci accarezzava, sistemava i capelli, toglieva un pelo dal maglione».

Cosa non sopportava di sua madre?
«Era troppo generosa, godeva nel donare, nel rendersi utile, anche se chi riceveva non lo meritava».

A scuola i compagni le chiedevano di sua madre?
«Ero una bambina abbastanza sola; gli altri ragazzi mi tenevano da parte, forse perché i loro genitori mi bollavano come figlia di un’attrice e lei era veramente bella, poteva suscitare gelosie nelle mogli».

È una fan di sua mamma.
«Sì, come donna. Le femministe la invitavano sempre perché avevano capito un dato sostanziale: era una donna che aveva combattuto. E lei mi portava ai cortei: da quello sulla legge per il fine vita al sostegno per i figli drogati».

La Milo ha scisso la sua vita.
«Quando la invitavano negli show, e la venivano a prendere verso le sette e mezzo di sera, come sempre passava tutto il giorno tra le faccende di casa, poi alle sei si chiudeva in bagno e viveva la sindrome di Cenerentola: da stracciata, riemergeva truccata, con i tacchi, vestita da sera. Un’altra persona». 

«Mamma spesso se l’è passata male e appena incassava qualcosa distribuiva a tutti; (cambia tono) mamma era fissata con le scarpe, le dovevamo sempre avere in ordine. Un pomeriggio porta me e i miei fratelli in un negozio, e mentre le proviamo entra un bambino rom con le ciabatte rotte. Lei lo guarda. Poi si rivolge al commesso: ‘Un paio anche per lui’. Ed eravamo in una di quelle fasi di povertà vera». 

Di Fellini racconta.

«Un giorno Fellini prese un pendolino, glielo piazzò sulla pancia, e decretò che ero maschio. E il maestro non poteva sbagliare».

Per carità.
«Allora mamma comprò la culla, la carta da parati, il corredo tutto celeste, oltre ai soldatini, al plastico della locomotiva e alla macchina di Batman».

E quando ha visto lei? 
«Per tre giorni non mi ha voluto vedere, era convinta che avessero scambiato il bambino: ‘Voglio il mio!’».

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