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Nadia Comaneci: «Non so cosa sia la perfezione ma ho sempre avuto l’ossessione per i dettagli»

A L’Equipe: «I giovani di oggi vogliono definire chi sono prima di impegnarsi. La mia fuga dalla Romania non fece la storia, altri sono morti»

Nadia Comaneci: «Non so cosa sia la perfezione ma ho sempre avuto l’ossessione per i dettagli»
Laureus Academy member Nadia Comaneci poses on the red carpet prior to the 2020 Laureus World Sports Awards ceremony in Berlin on February 17, 2020. (Photo by Tobias SCHWARZ / AFP)

Nadia Comaneci, la leggerissima minuta Nadia Comaneci. La 14enne piccola rumena che nel 1976 rivoluzionò la ginnastica e il mondo delle Olimpiadi, ottenendo un 10, il primo della storia, sinonimo di perfezione assoluta, ai Giochi di Montreal. Oggi ha 62 anni e L’Equipe l’ha intervistata per l’8 marzo. E’ un’intervista molto lunga e molto bella.

“A volte mi fermo e penso a cosa ha fatto quella bambina per darmi questa vita… Non avevo il desiderio di cambiare il mondo. Non avevo questa ossessione attuale di voler essere speciale, unica, fare la storia o battere i record. Le generazioni di oggi cercano di definire chi sono prima di impegnarsi. Non avevo questa ambizione, e nemmeno questo tipo di sogno. La ginnastica ha salvato la mia adolescenza. Senza di lei probabilmente sarei stato come una barca alla deriva, senza direzione. Sono riuscita a scoprire me stessa senza mai avere in mente che potesse essere una ricerca”.

Comaneci ridefinisce l’ossessione per l’eccellenza, innata: “Mi piacevano i dettagli, volevo le sfide, sentirmi capace di realizzare ciò che gli altri ritenevano impossibile. Avevo questa ossessione, questo bisogno di dissezionare, di capire le cose. Perché andare a sinistra o a destra? È stato come scoprire qualcosa che non sapevo di avere. Ad ogni ripetizione scoprivo informazioni viscerali, non mi sono mai fermata alla semplice meccanica del gesto, volevo essere consapevole di tutti i dettagli per poter vedere quelli che potevo aggiustare. Mi sono resa conto che probabilmente questa propensione era ciò che differenziava un buon atleta da un grande atleta. La frontiera dell’eccellenza, immagino. Ma ci sono voluti molti errori per arrivarci. Una volta ho preso 7,25 punti perché sono caduta tre volte dalla trave…”.

Non so cosa sia la perfezione. Non ne ho nemmeno la più pallida idea. Probabilmente è uno stato d’animo. Immagina nella vita di tutti i giorni: tutto va bene e finisci per dire che è stata una giornata perfetta. Ma lo era? Avresti potuto migliorare solo una piccola cosa? Certamente. Ho sempre seguito questo schema. A ogni successo mi dicevo che un’altra ginnasta avrebbe reso l’elemento più complesso, che avrei dovuto spingerlo oltre. È un processo che dura tutta la vita. Ed è questo che mi ha guidato, che mi ha portato ad andare oltre ciò che la gente pensava fosse realizzabile”.

Il sistema informatico e i tabelloni non erano stati progettati per il punteggio di 10… Credo di essere ricordata perché il mondo non era preparato per quello che ho fatto. C’è anche il fatto che questa bambina veniva dalla Romania, un paese dal quale nessuno si aspettava molto”.

Il regime di Ceausescu, la fuga dalla Romania un mese prima della caduta del regime…
“Un’audacia che mi sono concessa. Ma, attenzione, non ho scritto la storia lasciando il Paese. Tanti altri lo hanno fatto, alcuni sono morti per questo. La defezione è stata guidata da questo processo che mi ha sempre spinto a progredire. Me ne sono andata perché volevo scoprire cosa mi riservava il futuro. Ma a quel tempo non avevo più un futuro in Romania. Piuttosto che aspettare e sopportare una vita che mi sarebbe stata imposta, e poiché odio lamentarmi, ho voluto agire, darmi la possibilità di aprire il capitolo successivo. Avevo già rischiato molto, non ho esitato ad affrontare ciò che avrebbe comportato questa defezione”.

Tre settimane fa mi sono fatta il mio primo tatuaggio. I cerchi olimpici e i miei 10 punti. Non so davvero perché, solo perché finalmente ero pronto a onorare me stessa? Ho lavorato davvero duro per questo, e ne sono orgogliosa. Mi rendo conto che era piuttosto tosta, quella ragazzina”.

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