È l’artefice creatore. Kvaratskhelia fa diventare gialla la Juventus. Togliete i rigori a Osimhen. Sia lodato Raspadori
Le pagelle di Napoli-Juventus 2-1 a cura di Fabrizio d’Esposito e Ilaria Puglia.
MERET. Sul far della notte di questa terza domenica di Pasqua, la ruota gira, il vento cambia e non piove più sul bagnato (massì esageriamo pure coi modi di dire) e al giovane Meret il suo angelo custode risparmia tanti dolori trasformando le copiose occasioni bianconere in clamorosi erroracci di mira. In realtà, Ilaria, mi è venuto in mente pure il leggendario Zamora che si diceva ipnotizzasse gli avversari per farli tirare dove voleva. In più sull’ex San Paolo si fa vivo anche San Palo. Di suo, il giovane Meret tituba talvolta con quei rilanci brevi e centrali. Ma, come ricordava l’amato assistente di Nick Carter, tutto è bene quel che finisce bene – 6
Fabrizio, io c’ero. E devi dire che non ci volevo andare! Se non fosse stato per mio marito, che ha insistito fiducioso nell’acquisto dei biglietti nonostante non ci fosse ancora stato il 6-1 al Sassuolo e il risveglio dei nostri dormienti, ora non avrei negli occhi le immagini perfette di ieri sera né la goduria nel cuore, perciò merita che io lo ringrazi pubblicamente e a larghe mani. Detto questo: do a Meret mezzo voto in meno per le piccole titubanze, per aver affidato al palo la salvezza contro Vlahovic e per non essere riuscito ad intervenire sul gol di Chiesa. A suo vantaggio c’è che l’ho visto più sereno del solito nella costruzione dal basso – 5,5
DI LORENZO. Nemmeno due minuti e mette la prima pelota in mezzo dopo la solita dialettica hegeliana lì a destra con Na-Politano. Ed è lui che poi catapulta nell’area juventina la palla che finisce al Che Kvara per l’uno a zero. L’Eurocapitano ha anche due opportunità per segnare, al 24’ e al 77’, ma ci tiene ad imitare il catastrofico serbo bianconero. Insomma è votato alla pugna offensiva e per questo sovente latita perigliosamente in difesa – 6
Nel primo tempo è stato inguardabile. Quando la partita era iniziata da poco si è perso Iling-Junior in modo imbarazzante. A parte le due occasioni gol che butta alle ortiche, ha sbagliato appoggi e passaggi facili. Nella ripresa, però, è rinato: è tornato il Di Lorenzo infaticabile, attento e giocatore di calcio che conosciamo. Il voto è per il Di Lorenzo resuscitato – 6
RRAHMANI. Il ritorno alla coperta di Linus del quattro tre tre predicato da uno che lo conosce e lo sa fare, cioè Calzona detto il Terzo, sta facendo rinsavire Amir, che appare soprattutto più concentrato e più sicuro. Anche se i palloni alti della Juve provocano brividi fino all’ultimo secondo e senza dimenticare la sagra dello spreco bianconero – 6
Per gran parte della partita attento e sicuro. Mette una pezza ad una disattenzione di Juan Jesus chiudendo bene e mantiene la calma – 6
OSTIGARD dal 65’. Entra per necessità, il Norvegese Volante, e ancora una volta dimostra di meritare la maglia di titolare – 6
Senza voto.
JUAN JESUS. Giovannino Sciagura è scisso in due. Quello che fa partire il tiki taka calzoniano e quello che talvolta smarrisce la posizione e fa passare i bianconeri. Bravo però in un paio di chiusure – 6
Un brutto errore nel primo tempo, ma poi non demerita. Ha dalla sua tanta esperienza che con la Juventus, anche brutta, non guasta mai. Insiste sempre, non molla mai – 6
OLIVERA. Maldestro in un paio di circostanze, soprattutto al 10’ quando dona al noto simulatore clericale una pelota pericolosa. Settantuno minuti dopo lui e il Senatore partente si mettono a guardare il citato simulatore che segna il pareggio – 5,5
Nei primi dieci minuti firma due scelleratezze che avrebbero potuto condizionare l’intera partita. Sul gol di Chiesa è in ritardo. In una partita in cui la fase difensiva ha funzionato benissimo rispetto al solito, con i nostri posizionati a uomo quando era necessario e ispirati da un’attenzione massima, non un belvedere. Molto meglio in avanti – 5
ANGUISSA. Zambo l’Ovunquista e Robotka sono i signori della terra di mezzo, laddove il fatidico possesso va oltre il settanta per cento. Epperò l’Ovunquista si fida troppo del suo istinto. A Reggio Emilia, gli è venuto fuori quel meraviglioso tacco per Amir, stasera invece dopo il 40’ Traorè gli porge nell’area juventina una succulenta pelota che lui colpisce di prima in modo fiacco e incomprensibile. Detto questo sbaglia anche alcuni passaggi di prima ma tocca milioni di palloni – 6,5
Ha abbandonato l’aria di superficialità a cui spesso ci ha abituati, ma continua a commettere errori dovuti alla supponenza e questa cosa mi fa tremendamente arrabbiare – 6
LOBOTKA. Poco alla volta sta ridiventando Robotka. Epperò il gestionismo è cosa buona e giusta solo quando hai messo al sicuro la partita, altrimenti basta un niente per ritrovarsi a cinque minuti dalla fine sull’uno a uno. Lo so, Ilaria, a questo dovrebbe pensare il Terzo in panca, ma il gestionismo sul crinale del vantaggio minimo è una tara genetica di questo Napoli, da stagioni. Per tornare al Caro Lobo: si registrano anche varie coperture magnifiche in difesa – 7
In versione aggiusto tutto io, è stato il baluardo del centrocampo. Piccolo ma grandissimo, ha gestito il palleggio e risolto i piccoli problemi che il Napoli si è creato da solo, quei difetti di costruzione che sono venuti fuori pericolosi. Si esibisce in alcune chiusure perfette, dando una grossa mano ai compagni. Smista palloni intelligenti. Ho visto un giocatore immenso, ieri – 8
TRAORE’. Dai cross a vuoto e dai tiri mancati o sbagliati si vede che l’ivoriano deve ancora ambientarsi e conoscere bene i compagni. Epperò il suo apporto (sempre a sprazzi) tra la terra di mezzo e la trequarti è soddisfacente e fatto di eleganza e tecnica. Avanti così (a parte quella dormita su Rugani che ha provocato l’ennesima palla gol per Vlahovic) – 6
Dinamico e vivace, ma quelle imprecisioni non si possono perdonare. La Juventus vista ieri era il fantasma di una squadra che già normalmente non ha gioco e che ieri non ha avuto nemmeno la sua solita fortuna: non si può concedere cross così sbagliati e occasioni d’oro agli avversari e nemmeno trovarsi in posizione perfetta in area e sbagliare clamorosamente la direzione da imprimere alla palla – 5
ZIELINSKI dal 65’. Quel gol di Chiesa, a metà tra lui e l’uruguagio, pesa eccome – 5
Con il suo mestiere ci si aspettava almeno la lettura dell’azione – 5
POLITANO. La promettente dialettica iniziale con l’Eurocapitano col passare dei minuti diventa una gragnuola di traversoni imprecisi. In compenso corre tanto – 6
Troppe finte e la Juve gli prende facilmente le misure neutralizzandolo. Sarebbe meglio concentrarsi sulla precisione dell’ultimo passaggio – 5,5
RASPADORI dal 65’. Sia lode a Giacomino, l’ammazza-Juventus – 7
La voglia, la cattiveria, con cui si butta nella mischia per salvare l’erroraccio di Osimhen è degna di un calciatore enorme, soprattutto dopo le tante panchine, i posizionamenti fuori ruolo e le pennellate di scoloritura generale. A Jack va l’enorme merito di aver scritto una pagina bellissima e di averci regalato una chiusura di serata fantastica – 7
OSIMHEN. Le mazzate con Bremer producono una quantità di watt che stasera avrebbe potuto illuminare il Maradona. Poi, dopo 88’ minuti trascorsi in attesa di palle decenti, Victor Victoria si procura un rigore e lo sbaglia. In questa stagione ne aveva tirati già tre, tutti nel girone di andata: due segnati (Sassuolo e Fiorentina) e uno sbagliato (Bologna, finita zero a zero) – 6,5
La sua è stata più una lotta greco-romana con Bremer che una partita. Picchiato a lungo dai difensori della Juventus, la sua caparbietà gli procura il rigore. Ma dovrebbe essergli vietato tirarne altri, per carità – 6
KVARATSKHELIA. Il suo movimentismo fa diventare gialla la Juve e già questo è positivo. Indi segna al volo dopo una ribattuta bianconera. Esulta e agita il dito indice destro verso il basso. Per la serie: “Io resto qua”. O forse: “Io sto qui”. Le sfumature sono decisive – 7,5
Picchiato a lungo anche più di Osimhen, non si dispera né si lamenta ma ne fa ammonire due o tre e trova anche il modo per vendicarsi con una girata al volo meravigliosa. Splendido – 9
LINDSTROM dal 93’. Senza voto
Senza voto.
CALZONA. Questa resurrezione già durante il deserto quaresimale conferma che il Napoli, sin dall’antica era sarrita, ha fatto del quattro tre tre la sua vocazione sacra e intoccabile. E così quando il gruppo reso invincibile da Lucio in the Sky si è trovato di fronte qualcuno che dimostrasse di essere uno zelante sacerdote del possesso a oltranza, ecco la rinascita. Non c’è nulla da fare: in ogni ambiente di lavoro il cambiamento (Garcia) oppure il trasformismo (Mazzarri) sono difficili da accettare mettendo in discussione certezze e saperi antichi. Ci sarebbe da discutere per ore, giorni e mesi ma alla fine prevale in me, Ilaria, l’anima machiavellica e guardo al fine non al mezzo. Unico neo, come già detto a proposito di Lobotka, è l’eccesso di gestionismo quando il risultato è risicato – 8
Personalmente conferirei a Calzona la palma di artefice creatore, Fabrizio. Ieri ho visto di nuovo in campo una squadra, un gioco, compagni che si cercavano, perché avevano in mente di sviluppare delle idee, e riuscivano anche a trovarsi. Ho visto dei ragazzi che hanno ritrovato la gioia di stare insieme e lo spirito dei tempi che furono. Sì: le imprecisioni della Juventus, il non gioco di Allegri, ma la seconda vittoria di fila e proprio sui bianconeri, migliora l’umore, accresce lo spirito di squadra, raccoglie l’enorme abbraccio del pubblico, ridà fiato e sorriso. Il Napoli, ieri, ha giocato a pallone, fatto la partita. Ancora si ricordano come si gioca e chi sono. Mi sono commossa – 8
ARBITRO MARIANI. Concedere un rigore contro la Juve al novantesimo quasi, seppur col Var, è un atto di eroismo – 7