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Pastore: «Ho un femore in ceramica, continuavo a giocare perché l’adrenalina è un antidolorifico»

Intervista a La Nacion: “Cavani veniva da 63 gol in Italia e al Psg lo misero in fascia. Non fece una piega. E’ un professionista incredibile”

Pastore: «Ho un femore in ceramica, continuavo a giocare perché l’adrenalina è un antidolorifico»

“Quando sei un giocatore pensi di sapere tutto, di non avere niente da fare, di poter fare quello che vuoi…”. Poi arriva il dolore, e non sai più cosa sei. Cosa sarai. Javier Pastore non sa se è ancora un calciatore o no. In questi giorni sta per rinunciare alle stampelle che lo accompagnano da quasi un mese, da quando è stato operato all’anca sinistra all’Ospedale Vithas di Madrid. E racconta a La Nacion questo suo passaggio di stato.

“Non ne potevo più. Mi svegliavo con il dolore e i primi passi erano già un calvario. Sedersi, chinarsi, salire in macchina, faceva sempre male. Era una sofferenza quotidiana. La mia testa mi diceva ‘basta, per favore…’. Non volevo più soffrire. Continuando a giocare a calcio ho allungato i tempi, ho provato tante cose, terapie innovative, e alla fine ho fatto da cavia per tante cure. Ma niente, nessuna con il risultato sperato. Sì, mi hanno migliorato così ho potuto allenarmi e giocare, ma non hanno mai migliorato veramente la qualità della mia vita. Giocavo una partita e poi dovevo restare a letto per due giorni per il dolore”.

Il calvario è iniziato nell’ottobre del 2019, a Roma. “Ho fatto un’artroscopia all’anca nel 2020. Sono migliorato molto, ma impattare nuovamente con un’anca danneggiata è stato molto dannoso. Il dolore tornò e aumentò finché giocare a calcio non fu più un piacere. Era una punizione. Ho sofferto in campo e ho sofferto anche dopo: non potevo nemmeno giocare con i miei figli. Ora ho avuto una sostituzione completa dell’anca sul lato sinistro. Femore in ceramica. Il tutto incapsulato a pressione, senza viti né colla, e questo velocizza i tempi di recupero. Sono stato operato martedì e mercoledì stavo camminando. E senza dolore. Dopo la riabilitazione, che faccio ogni mattina… vita normale. Incredibile, poter dire vita normale… Sono felice”.

“Oggi sono tranquillo. Con una sofferenza di tanti anni, la mia testa si stava preparando al ritiro. Perché il dolore mi stava togliendo la voglia di allenarmi, di correre, perché sapevo che il dolore sarebbe arrivato dopo. Ma, come se fossi intrappolato in un cerchio, continuavo a farlo perché competere rendeva il dolore più sopportabile. In questi ultimi 8 mesi, da maggio-giugno 2023, quando ho terminato il mio contratto in Qatar con il Qatar Sports Club, il dolore è stato 10 volte più forte perché non avevo più l’adrenalina o la motivazione per arrivare alla partita del fine settimana. Sapevo che non sarei riuscito a fare un passaggio, un gol, quindi il dolore si moltiplicava per mille. La mia testa ha detto basta. Alcuni dei chirurghi che ho consultato mi hanno detto che avrei potuto giocare con la protesi in un club meno esigente, altri mi hanno detto di no. La mia testa oggi non pensa a giocare di nuovo a calcio, voglio solo recuperare e stare molto bene. E se mi sento bene a correre, forse avrò voglia di correre di nuovo. E solo allora lo prenderei in considerazione. Perché, è vero, non vorrei finire la mia carriera in questo modo. Se non sento dolore, penso che mi verrà la voglia di giocare ancora un po’. Giocare a calcio è quello che faccio da quando avevo 5 anni…”.

Pastore parla di Mbappé e Cavani. “Ho parlato molto con Kylian, è un ragazzo molto concentrato: ha perso una finale Mondiale e il giorno dopo stava già pensando a cosa avrebbe vinto dopo. Ha una mentalità incredibile. Lo conosco molto bene, ho un bellissimo rapporto con lui ed è un vincente, gareggia al 100%. Sono sorpreso dalla sua serietà a quell’età. Quella serietà si era vista solo in Cristiano Ronaldo e Messi. Nelle nuove generazioni è molto difficile ritrovare la concentrazione e la serietà che ha Kylian. Non lo vedo negli altri giovani… forse lo vedo in Haaland.

“Da giovane, da calciatore, pensi di poter fare tutto. E se mantieni la testa da giocatore, il giorno dopo è molto difficile. Perché le opportunità ti arriveranno, ma penserai che puoi fare quello che vuoi perché hai giocato per la nazionale o per i migliori club, e no. Non basta, non funziona. Ciò che è necessario non lo si è ancora imparato. Solo si sa giocare a calcio in campo, e di fronte alla nuova sfida, se non sei preparato, appena sbagli una o due volte, la cosa più semplice sarà buttarti fuori”

Cavani è “un professionista come pochi, sempre al 100%. Ha fatto due anni da esterno sinistro a Parigi, aveva appena segnato 63 gol in Italia e ha accettato di andare a giocare esterno… E lui ha detto ok, non succede niente, gioco lì. E ha segnato 35 gol giocando da ala sinistra. Da Cavani si può solo imparare. Oggi con le nuove generazioni… Dici a un 9 di andare a giocare fuori area e lui risponde che sei pazzo”.

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