A La Verità: «non mi sono mai sentita inferiore agli uomini. È per questo che la parola femminista non mi è mai piaciuta»

Sabrina Salerno intervistata da La Verità, a firma Giulia Cazzaniga.
Sabrina Salerno risponde da Madrid tra una coreografia e l’altra, ma ha la valigia pronta per partire per alcune delle centinaia di date del suo tour in Francia, per il quale ha già venduto «4 milioni di biglietti».
«Non sono una santa, ecco, la sintesi è questa. Non sono la persona buona per eccellenza. Posso essere stronza e cattiva, se occorre».
Tra la tv e la musica, l’incontro con Claudio Cecchetto.
«L’incontro per eccellenza sul fronte professionale: mi cambiò la vita. Non posso che essergli grata. Conserviamo un buon rapporto».
Fu lui a consigliarle di cantare in inglese?
Sabrina Salerno: «Era una scelta dettata dai tempi: negli anni Ottanta si usava cantare così la dance e io volevo avvicinarmi al mondo dei teenagers. Le lingue mi sono sempre piaciute: le ho studiate al liceo anche se poi non l’ho mai finito. Ma mi aiutò: ricordo le prime interviste per magazine internazionali di altissimo livello a soli 19 anni».
Fu tanto il clamore di Siamo donne che Jo Squillo racconta che dopo il Sanremo del 1991 dovevate girare con dieci guardie del corpo.
«Non ricordo quante fossero, sinceramente. Certo non potevamo andare da nessuna parte, noi due insieme. Fece scalpore, quella canzone. E pensare che quando me la proposero mi sembrava una cosa così scontata, che oltre alle gambe c’è di più».
In che senso?
«Nel senso che non mi sono mai sentita inferiore agli uomini, ho vissuto così. E per questo la parola femminista non mi è mai piaciuta».
Trentatré anni dopo, resta attuale.
Sabrina Salerno: «Strada facendo ho capito che c’è ancora da combattere, per abbattere i soffitti di cristallo. I fatti di cronaca mi scuotono dal profondo. Mi chiedo come sia possibile che si manchi di rispetto a una donna. So però anche che non tutti gli uomini sono così».
Mai visto in faccia il maschilismo?
«Ribadisco: chi ci ha provato, non ci è riuscito. Non mi sono mai sentita vittima, certo non di un uomo. Mi sono sempre ribellata, anche in maniera violenta. Scriva solo verbalmente, che è meglio o finisco nei guai».
A un concerto le femministe la contestarono.
«Anni Ottanta, ero a Bilbao. Ci fu un macello con la polizia. Ce l’avevano con l’utilizzo del corpo che facevo io, a loro dire antifemminista».