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Che goduria la sconfitta di Guardiola e dei soloni a lui devoti

POSTA NAPOLISTA – Il calcio, a mio modo di vedere, è chiusura e apertura degli spazi. Meret, lontano da Napoli, diventerà titolare in Nazionale

Che goduria la sconfitta di Guardiola e dei soloni a lui devoti
Manchester City's Spanish manager Pep Guardiola reacts during the UEFA Champions League quarter-final second-leg football match between Manchester City and Real Madrid, at the Etihad Stadium, in Manchester, north-west England, on April 17, 2024. (Photo by Darren Staples / AFP)

Che goduria la sconfitta di Guardiola e dei soloni a lui devoti

Gentile direttore, non posso che essere d’accordo con il suo articolo “Il calcio è l’unico sport in cui difendersi è considerato un’aberrazione. O un colpo di culo”. Ieri, quando Ancelotti ha estromesso Guardiola dalla Champions per la terza volta, ho goduto come un riccio: per Re Carlo e per vedere ancora una volta sconfitto il calcio di Guardiola e tutti quei soloni che prediligono la cosiddetta costruzione dal basso.

Il calcio, a mio modo di vedere, è chiusura e apertura degli spazi. Mi spiego: chi riesce a chiudere bene i propri spazi e costringere gli avversari ad aprire i loro, vince nel 99% dei casi. Siamo stati per anni i maestri di ciò e ci siamo portati a casa quattro, dico quattro, mondiali. Ora c’è questa fissa del possesso palla, della costruzione dal basso e di altre amenità e da tredici anni non vinciamo niente in campo internazionale. L’Europeo vinto conta poco o nulla, perché è stato, non temo smentite, frutto di una particolare congiunzione astrale che si ripresenterà, molto probabilmente, in un’era geologica futura, il quinquenario.

Tornando al tanto decantato calcio di Guardiola, il famoso Tiki Taka, dico che, se non hai in squadra gente come Messi, Iniesta, Xavi Alonso, Suarez, Piqué e compagnia bella, è quanto di più noioso possa esistere. Va da sé che con gente di cui prima in squadra, va bene qualsiasi modulo di gioco, perché chiaramente non è, nello specifico, il modulo a far la differenza. In più, con questo gioco, fatto di possesso palla, aggressioni e riaggressioni, viene soprattutto evidenziato l’atletismo e, in particolare, la forza fisica, non certamente la tecnica. Si vede tanta gente correre all’impazzata, ma con poca, pochissima tecnica. Lo spettacolo il più delle volte è noioso. Per evitare ciò, chi di dovere, dovrebbe intervenire con nuove regole, soprattutto sul fuorigioco. Fuorigioco dall’area grande in giù, mai a centrocampo, tanto per intenderci. Lo so, ciò comporterebbe difese più basse, ma si dovrebbe curare molto di più la tecnica per emergere. Si avrebbe la possibilità, quindi, a mio modo di vedere, di ammirare molto più spesso campioni veri, di tecnica pura.

In quanto alla competenza del pubblico partenopeo e di alcuni “opinionisti” in particolare, stendo un velo pietoso. Ha fatto bene a ricordare che il grande Ancelotti a Napoli venne tacciato di essere bollito e oggi corre il rischio di vincere la sua quinta Coppa dei Campioni. All’anima del bollito! A Fabian Ruiz gli fu affibbiato il nomignolo di “cammellone”oggi è titolare inamovibile nel Psg ed è in semifinale di Champions. Oggi opinionisti e la famosa competenza hanno come oggetto delle loro ridicole critiche Meret, reo di essere una persona seria e perbene e, soprattutto, di saper parare(in gioventù sono stato un buon portiere e posso garantirglielo). Scommettiamo, caro direttore, che una volta lontano da quest’ambiente, il buon Meret diventerà titolare della Nazionale? A quel punto, cominceranno i soliti piagnistei, le solite lamentele, il solito vittimismo. Immagino, su Meret, quello che si dirà: -Non ci possono vedere. Ora Meret gioca in nazionale, perché non gioca nel Napoli. Sono certo che sarà così. Mai una sana critica verso noi stessi e con una domanda ben precisa: Come mai uno scudetto a Napoli si vince ogni trentatré anni?  Non può essere sempre complotto, colpa degli arbitri e quant’altro. Ancelotti, Fabian Ruiz, Meret e altri ancora dovrebbero aiutarci a fare un’analisi critica e oggettiva della situazione e riconoscere quelle colpe che spettano a noi soltanto.
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