Dalla presunta rabbia per la juventinità di Giuntoli al bianconero Manna, fino a Conte, Gasperini e Allegri nella short list. Napoli più juventino che in 4-3-3
«Certe cose non le tollero». Così esordì De Laurentiis in uno dei (tanti, troppi) deliranti one man show della scorsa estate. Ma cosa non tollerava Adl? Non preoccupatevi: non si riferiva certo alla guerra o alla fame nel mondo. Piuttosto, si riferiva al fatto che Giuntoli gli avesse nascosto per tanti anni di essere juventino. «Se avessi saputo prima – disse il presidente – della sua fervente fede bianconera non l’avrei trattenuto per otto anni».«Finalmente un non-juventino nel nostro clan», rincarò infine con riferimento all’affezione al Napoli espressa poco prima dalla dirigente di eBay Alice Acciarri. Era il 10 luglio e il Napoli stava presentando le maglie con lo scudetto cucito in petto… ed è quantomeno divertente constatare che, 9 mesi dopo, dopo la più che prevedibile debacle totale della stagione 2023/2024, il buon Aurelio stia pensando seriamente di imbastire la ricostruzione di un Napoli competitivo guardando proprio in casa Juve.
E sì, perché quel poco che s’intuisce dalle principali cronache giornalistiche fa pensare che, comunque vada, il prossimo possa essere il Napoli più juventino di sempre. Altro che “mai più juventini” e altre baggianate simili, che col professionismo peraltro non hanno niente a che fare. E questo a cominciare proprio dal direttore sportivo designato a risollevare il Napoli: Giovanni Manna, classe ’88 e praticamente una vita tra i Drughi. Manna ha cominciato a farsi notare proprio a partire dalla Juventus Next-Gen (e quindi dai vari Soulé, Miretti, Iling Junior), lavorando spalla a spalla con Fabio Paratici, ed è stato poi per così dire “promosso” in prima squadra quale Head of First Team. I più informati, oltre alle esultanze alla Adriano Galliani ai gol dei bianconeri, riferiscono di «un mega tatuaggio dedicato alla Juventus sul braccio». Se la notizia corrisponde a vero, sarà stato proprio il tattoo a convincere definitivamente De Laurentiis.
Attenzione, però: Manna è solo il primo. Perché – sempre rispetto alle voci – pare che De Laurentiis abbia le idee chiarissime anche rispetto all’allenatore: non gli interessa più, vivaddio, che sia un perfetto conoscitore del 4-3-3 panacea di tutti i mali ed unico modulo possibile, immaginabile, interpretabile alle pendici del Vesuvio, ma piuttosto che sia juventino fin dentro il sangue. È quanto emerge dai nomi più accreditati delle ultime ore: Conte, Allegri e Gasperini. Il primo bandiera dei bianconeri prima e dopo Calciopoli, da calciatore e da allenatore. Pare che se accettasse il Napoli porterebbe con sé Ciro Ferrara, da anni ingenerosamente inviso a un bel pezzo della tifoseria azzurra per le sue scelte da core ingrato; il secondo simbolo per anni della concretezza e del cortomusismo juventino contro l’estetica sarriana del Napoli; il terzo acerrimo nemico del Mezzogiorno, cresciuto tra un “terrone di merda” e l’altro proprio con la tuta della Vecchia Signora addosso, anche lui prima da calciatore e poi da allenatore (delle giovanili). In molti, per dire, giurano e spergiurano sul fatto che Gasp meriterebbe di allenare la sua squadra del cuore dopo i successi alla guida dell’Atalanta.
Ebbene, al di là dell’ironia: volesse il cielo. Manna è una scommessa, certo, ma sembra un dirigente preparato. Conte, Allegri e Gasperini, certamente invisi alla piazza (almeno gli ultimi due, perché del primo neanche i più avventati riescono a disconoscere le doti), sarebbero un rilancio d’eccellenza dopo una stagione che ha portato il Napoli dal terzo titolo al declassamento dalla Champions League. Con tanti saluti al becero e dannoso populismo di quest’estate, che ci ha condotto ad una delle stagioni più sconfortevoli dell’era De Laurentiis.