A Gq: «Quando sono entrato in Formula 1 mi sono dovuto preoccupare fin dalla sveglia solo di allenarmi e correre. Nient’altro. Ho scoperto di essere abbastanza infelice»
Hamilton si racconta in una lunga intervista a Gq, dove parla del suo ingresso nel mondo della Formula 1 e anche dei suoi interessi al di fuori del motorsport.
Hamilton parte dall’esordio nel mondo delle corse.
«Ero l’unico ragazzo nero sul circuito e avevo difficoltà a scuola, così la mia principale motivazione è stata quella di essere preso in considerazione: “Se vinco la gara, riceverò l’accettazione e un posto nel mondo”».
Poi l’arrivo in Formula 1
«Quando sono entrato in Formula 1 mi sono dovuto preoccupare fin dalla sveglia solo di allenarmi, correre, correre, correre e nient’altro. Non c’è spazio per il resto. Però mi sono reso conto che lavorare e basta non dà la felicità: bisogna trovare un equilibrio nella vita. È stato così che ho scoperto di essere, in realtà, abbastanza infelice».
«Mancava qualcosa, c’era molto di più in me. Ed è stato pazzesco, perché pensavo: “Corro in Formula 1, ho raggiunto il mio sogno, mi trovo dove ho sempre voluto essere, sono al top, sto lottando per il campionato. Ma non…”. Non mi divertivo».
«Il mondo delle corse è un po’ come vivere in una palla di vetro con la neve. Al di fuori esistono tante altre cose che non c’è il tempo di esplorare. Se si va in ufficio tutti i giorni e si fa lo stesso lavoro ogni giorno, alla fine ci si spegne. Devi trovare qualcosa di diverso dal solito che possa aiutarti a mantenere viva la tua mente». Ed è per questo che il sette volte campione del mondo ha iniziato a dedicarsi anche ad altro, come musica e moda.
Hamilton spiega di aver intensificato duramente gli allenamenti.
«Mi sto allenando più duramente di quanto non abbia mai fatto. Mi sento più preparato fisicamente rispetto a qualsiasi altra stagione. Perciò sono davvero entusiasta del presente, consapevole di non potere fare meglio».
Al pilota inglese è stato chiesto se questo approccio riguardasse il suo passaggio in Ferrari.
Hamilton: «Mercedes? La mia non è un’uscita di scena. Non mi lascio distrarre da ciò che accadrà dopo»
«Certo. Forse si tratta di una volontà più inconscia, legata al primo periodo della mia vita. Ma è sempre stato un obiettivo importante per me. Al momento, però, voglio portare la Mercedes al massimo delle sue potenzialità in questa stagione».
«Per come sono fatto io», prosegue, «non la vedo come un’uscita di scena. Il mio impegno con la squadra è esattamente lo stesso degli anni precedenti: voglio battere la concorrenza. Vogliamo vincere. Il mio approccio rimane lo stesso, fino alla fine. Non mi lascio distrarre da ciò che accadrà dopo. Ci penserò l’anno prossimo».
E poi si parla del mondiale 2021
«Mi hanno derubato? È stato evidente. Voglio dire, la storia la conosci. Però c’è una cosa preziosa che da quel momento porto con me: la presenza di mio padre. Avevamo attraversato insieme le montagne russe della vita, con alti e bassi. E il giorno che mi ha fatto più male, lui era lì. Il modo in cui mi ha cresciuto è stato sempre quello di stare in piedi, a testa alta. Naturalmente sono andato a congratularmi con Max, senza rendermi conto delle ripercussioni negative derivanti da quanto accaduto, ma ero anche consapevole dell’esistenza di un mini-me che mi guardava. È stato il momento decisivo della mia vita. E credo che lo sia stato davvero. Lo sentivo. Non sapevo come l’avrei assorbito. Non l’avevo ancora realizzato. Di una cosa, però, ero certo: nei prossimi 50 metri che percorrerò cadrò a terra e morirò, oppure mi rialzerò».
«Se rivedo il filmato, continua a fare male», ammette. «Ma sono in pace con me stesso»