Multata la squadra femminile per i cori dei tifosi. Il presidente del club: “La Uefa dimostra di non gradire la libertà di espressione e le critiche”
La Uefa è decisamente permalosa. La federazione europea ha infatti multato la squadra femminile dello Sportsklubben Brann per i cori dei tifosi. A chiedersi perché la Uefa abbia multato il club è il presidente del consiglio d’amministrazione, Aslak Sverdrup, che sul Guardian scrive:
“Durante la partita contro il St Pölten a gennaio, i nostri tifosi hanno cantato “Uefa mafia” dopo un calcio di punizione non concesso. Un problema enorme? Per la Uefa sì, visto che siamo stati multati di 5.000 euro per questo coro. La Uefa dimostra di non gradire la libertà di espressione e le critiche chiaramente lecite nei suoi confronti“.
La Uefa multa il Brann per “cori provocatori e offensivi”
Nella sua lettera, Aslak Sverdrup scrive:
“5.000 euro di multa nel calcio femminile sono un sacco di soldi, circa il 10% del premio in denaro per la vittoria della partita. Per 114 dei 116 anni di esistenza, Brann ha avuto solo la squadra maschile. La situazione è cambiata nel 2022, quando abbiamo fondato Brann Women. Siamo riusciti a sviluppare una forte cultura del tifoso che include anche la nostra squadra femminile. Venendo da un Paese (la Norvegia, ndr) che attribuisce un valore molto alto alla libertà di espressione, siamo profondamente preoccupati che questi valori fondamentali vengano messi in discussione e penalizzati dai massimi livelli del calcio europeo”.
La Federcalcio europea ha infatti multato il club per “cori provocatori e offensivi e, quindi, non adatti ad un evento sportivo“. In pratica la Uefa li ha puniti per “aver violato lo stesso articolo 16(2)(e) di altri cori discriminatori“.
“Il calcio purtroppo è caratterizzato da troppo razzismo, omofobia, misoginia e discriminazione“. Ma non è questa la tattica giusta per impedire il razzismo o l’omofobia.
Scrive ancora Sverdrup:
“La Convenzione europea sui diritti umani considera la libertà di espressione un diritto umano fondamentale. Questa libertà ha dei limiti, stabiliti e rispettati dalla Corte europea dei diritti dell’uomo. Le persone giuridiche, come la Uefa, non godono della stessa tutela delle persone fisiche. Non esiste una “urgente necessità sociale”, come ha affermato la Corte europea dei diritti dell’uomo, di proteggere la Uefa dagli insulti. In una società moderna, è particolarmente problematico che la Uefa giudichi e stabilisca sanzioni, determinando se un’espressione è un insulto e poi distribuendo sanzioni sostanziali”.