“Siamo appassionati di calcio perché non sappiamo interpretare quel che vediamo. Il nostro analfabetismo si trasforma involontariamente in un’epifania”
“La maggior parte dei tifosi non ha idea di come funzioni il calcio”. Che è l’inizio del pezzo di Daniel Verdù su El Paìs e potrebbe andar già bene così. È come il primo principio della termodinamica del pallone, in origine enunciato da Kolarov. Ma l’editorialista argomenta meglio: “Per quanto commentiamo, crediamo di essere grandi allenatori o di poter sbloccare le partite, ci manca la più remota idea di come e perché succedono le cose in campo. Non c’è da stupirsi che gli allenatori siano disperati con noi (quelli che lo sanno, ovviamente). E poi ci sono le dinamiche, gli umori, quei dati intangibili che lo trasformano in una sorta di mistero quasi religioso in cui fenomeni di ogni genere accadono senza una spiegazione chiara. Devozione all’ignoranza, potremmo chiamarla”.
Verdù si riferisce nella fattispecie alla percezione del Barça di Xavi, “che ci sembrava carne da rottamazione e ora pensiamo possa arrivare in finale di Champions League”.
“Siamo appassionati di calcio perché in fondo non sappiamo interpretare la maggior parte delle cose che vediamo e il nostro analfabetismo si trasforma involontariamente in un’epifania. E non è neanche male. Qualcosa di simile accade con l’arte contemporanea e le sue forme astratte. E in questo consiste anche la fede, ignorare la scienza per spiegare la realtà”.
“È evidente che vinci se hai giocatori migliori, se corri di più, se difendi con più organizzazione e non perdi occasioni. Ma i più non saprebbero spiegare cosa accade in determinate fasi del gioco. Né ci aiutano a capirlo i protagonisti, racchiusi in una bolla silenziosa”.
Per Verdù tutto, persino le strisce di gol, per il tifoso sono poco comprensibili. E cita una famosa frase che Van Nistelrooy disse una volta al Pipita Higuaín, “che non era esattamente Arthur Schopenhauer”: “I gol sono come il ketchup, spremi, spremi e non esce niente. Ma poi esce tutto in una volta”.
Più seriamente: “Ci sono molti elementi meno esoterici che contribuiscono a questa confusione controculturale in tempi di intelligenza artificiale e big data. Forse il principale è che questo sport si pratica con i piedi, una parte imprecisa del corpo che offre ben poche funzioni oltre a mantenerci in posizione eretta. Soprattutto per questo motivo, gli sport più prevedibili, dicono gli esperti (e i giocatori compulsivi), sono il rugby e il basket. Ma ovviamente questo tipo di esperienze religiose non spostano le montagne. Né ci tengono tutti all’oscuro per una settimana senza sapere cosa diavolo succederà nella gara di ritorno”.