Sconfitto anche a Empoli. Non sarà un allenatore o un giocatore a ridare anima a questo gruppo. Serve un processo più profondo
Il Napoli perde anche a Empoli. Uno a zero. Risultato che non sorprende. Oggi l’Empoli, come tantissimi, è più squadra del Napoli. Il gol lo ha segnato Cerri al quarto minuto di gioco. Da allora la squadra di Calzona ha avuto novanta minuti per raddrizzare il match ma fondamentalmente non ci è andata nemmeno vicino. Decima sconfitta in campionato. Ma col 73% di possesso palla.
Fa tenerezza il Napoli. Fa tenerezza anche l’imperitura speranza che d’improvviso la stagione degli azzurri possa sterzare. Una perenne, e ovviamente vana, attesa. Eppure è ammirevole l’ostinazione nel voler crederci, un comportamento che sconfina nel religioso. È questione che attiene alla fede. Non c’è nulla di razionale in un sia pur timido ottimismo da associare alle partite del Napoli. La squadra si è disgregata. È venuto meno il collante che è poi l’ingrediente principale, il senso di appartenenza che consente a ciascuno di superare i propri limiti. Il Napoli quest’anno non è mai stato una comunità. È stato un insieme di uomini in ordine sparso. A cominciare dal presidente. È stato un tripudio di spreco di energie fisiche e mentali. L’annata 23-24 è stato un lungo e inesorabile declino. Il Napoli è partito dal primo posto dello scorso anno e piano piano è sceso sempre più giù. Senza mai dare effettivi segnali di ripresa. Mai.
Non si capisce per quali motivi questa ripresa sarebbe dovuta palesarsi a Empoli. O la scorsa volta a Fuorigrotta contro il Frosinone. C’è solo da attendere la fine della stagione. E sperare che il presidente abbia la lucidità e le energie per ripartire. E che, almeno nel chiuso delle sue stanze, abbia analizzato gli errori e dato vita a un robusto esercizio di autocritica. Che pubblicamente è del tutto mancato ma la speranza è che sia avvenuto privatamente. Le sue esternazioni sullo stadio a Bagnoli non inducono all’ottimismo. Così come la decisione di andare nei cinema – un anno dopo – col film sullo scudetto. Una decisione che ci sembra preoccupante. Incurante del contesto. Fossimo in lui, eviteremmo l’uscita nelle sale. Chi vuole guardarlo, potrebbe farlo in tv. Rischia anche una contestazione che francamente sarebbe la ciliegina sulla torta dell’horror.
Per il resto, il Napoli deve ripartire dal basso. Si deve lavorare alla creazione di uno spirito d’appartenenza. Altro che new 3ra lo slogan coniato dopo lo scudetto. Il Napoli deve ricostruirsi. Ma non in campo. Deve ridarsi obiettivi e motivazioni. Non farà male restare fuori dall’Europa. Anzi. Aiuterebbe a prendere atto della realtà. Ci si può sempre rialzare. Basta rendersi conto che si è finiti a terra e nel modo peggiore possibile. E non ci sia rialza con l’allenatore x o col giocatore y. Il male è più profondo.