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La suggestione di Conte al Napoli

La tentazione di De Laurentiis non è figlia della volontà di regalare al Napoli primariamente nuove vittorie, ma l’Europa che conta

La suggestione di Conte al Napoli
Mg Milano 14/02/2023 - Champions League / Milan-Tottenham / foto Matteo Gribaudi/Image Sport nella foto: Antonio Conte
LA SUGGESTIONE DI CONTE AL NAPOLI
Non c’è aspetto più bello del calcio che il sogno di un tifoso. Etereo, multiforme, estremo, (quasi sempre) vincente. Esso diviene realisticamente pericoloso, quando si trasforma in aspettativa. L’aspettativa genera realtà futura nel cuore e nella mente di chi la cova, ed è soddisfatta solo quando coincidono. Quando tutto l’ambiente ne viene coinvolto ed influenzato, la razionalità può venire meno.

Se ne sta rendendo conto Aurelio De Laurentiis, che fino alla vittoria dello scudetto, volente o nolente, aveva gestito il Napoli da fine contabile. Ossia, da buon padre di famiglia attento a non rendere le uscite maggiori delle entrate. Perché? Perché la piazza nel pre Adl veniva da decenni critici, fallimenti ed aspettative molto basse. Il Napoli con De Laurentiis si è consolidato sempre più come 2/3/4 forza del campionato. Vinto lo scudetto le aspettative si sono alzate. A Napoli il pensiero comune è stato di poter fare il colpaccio, di aprire un ciclo.

Quando accade ciò, esistono due strade: rilanciare o parlare con franchezza ai propri stakeholder principali (i tifosi) e contestualizzare la vittoria come un evento casuale, frutto sì di competenza, ma non sorretto dalla capacità/volontà economica di mantenere lo status quo. Avete mai visto un presidente di calcio fare un discorso del secondo tipo? Assolutamente no.
In più, la variabile impazzita a Napoli è stata Adl, che da buon padre di famiglia si è trasformato in deus ex machina senza alcun titolo o qualifica. Risultato? Napoli ottavo, potenzialmente fuori dall’Europa (o al massimo in Conference League) e potenzialmente a -7 dalle Coppe con 8 partite ancora da giocare. Da qui nasce l’idea Conte, preceduta dall’arrivo di un Ddirettore sportivo (Manna) meno controfigura di Meluso.

La spariamo subito: Conte sì? Conte no?

Dipende. Dipende dal tecnico, se avrà intenzione di accettare. Sicuramente la tentazione di De Laurentiis non è figlia della volontà di regalare al Napoli primariamente nuove vittorie, ma di regalarsi nuovamente l’Europa che conta, quella che tiene i bilanci in ordine. Ricostruire, partendo da una cima già scalata è più complesso, per quelle aspettative di cui scrivevamo ad inizio riflessione. Stare fuori dalle Coppe per più di una stagione per un club con ricavi strutturali (ticketing e commerciali) in miglioramento ma ancora non totalmente espressi, significa ridimensionare il progetto tecnico a scapito della competitività. Adl allora è disposto al sacrificio, a trasformarsi da fine contabile a scommettitore. Dalla visibilità e dalle buone stagioni derivano anche le plusvalenze tanto care a coprire gli ammortamenti del parco tesserati, il vero asso nella manica del Napoli in tutti questi anni.

Conte potrebbe accettare? Perché a fare i conti senza l’oste ci si ritrova senza più vino e senza più soldi. Conte è sinonimo di vittorie, almeno in Italia. Lo ha fatto alla Juventus, lo ha fatto all’Inter, lo farebbe in qualsiasi altra squadra, a patto di avere il mercato che pretende e, quindi, carta bianca. Dove non ha visto più questa intenzione della proprietà, ha tolto il disturbo senza molti problemi, lasciando dietro sé una struttura dei costi (del personale) in aumento e quindi più rigida da smontare. All’Inter fu così.

Vero che Adl dal 2005 ad oggi ha speso più di un miliardo di euro in calciatori, ma sono comunque 20 anni di gestione, ripagati da un club con un patrimonio netto di 165 milioni di euro di cui 79 milioni da utili derivanti da ultimo bilancio. Il problema è che molti di questi acquisti sono stati scommesse, non giocatori fatti e finiti.

Ultimo, ma non ultimo, Conte e Adl sono due caratteri forti, senza peli sulla lingua. L’idea di ricostruire al tecnico leccese potrebbe veramente intrigare, ma il rapporto con il “grande capo”? Conte sa di giocarsi una carta grande con la prossima esperienza, per rilanciarsi verso il vertice europeo. Entrambi metteranno da parte il proprio ego per il bene comune del Napoli? Adl è più convinto di Conte, ma le relazioni non si costruiscono con i corteggiamenti e i primi mesi di “amore”.

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