Ormai in Italia ogni contatto è fallo, con relativo processo tv. Stiamo trasformando il calcio nel basket anni Ottanta, in uno sport di contatto
L’eroe di Real Madrid-Manchester City ha un nome e cognome: François Letexier. Che il dio del calcio lo protegga e lo tenga al riparo dalla deriva italiana che ha ormai definitivamente trasformato il calcio in uno sport di contatto. Deriva funzionale al proliferare di salottini e scantinati tv che – gira che ti rigira – quando non possono prendersela con Allegri finiscono a parlare di arbitraggi e falli che non stanno né in cielo né in terra. Vivisezionano un’azione, la mondano del movimento, di tutto quel che comporta l’azione cinetica di due atleti, e consentono di attrarre l’utente televisivo italiano che è sempre eccitato all’idea di gridare al complotto. In Italia si sta compiendo un vero e proprio sacrilegio. Un attentato a quello che un tempo era uno sport meraviglioso e che stiamo affondando tra rigori assurdi, cartellini gialli che volano anche per l’alito pesante, e discussioni infinite sul nulla.
Ieri sera a Madrid il signor François Letexier – arbitro internazionale, anni 34, di un piccolo paesino della Bretagna – ha raccolto la versione italiana del gioco del calcio e l’ha buttata nella pattumiera del Santiago Bernabeu. Ha arbitrato come dev’essere arbitrata una partita di calcio. Le statistiche riportano undici falli commessi dal Madrid e nove dal City. Il fallo è stato fischiato quando realmente è stato commesso. Se – vivaddio – un calciatore frana addosso all’avversario DOPO aver colpito il pallone o perché è umanamente impossibile fermarsi quando si è lanciati a venti chilometri all’ora verso un pallone, non è fallo. Un principio cardine del gioco del pallone, che Letexier ha ribadito. E che in Italia è stato dimenticato.
E non si tratta di arbitraggio all’inglese. Quando il fallo c’è e merita l’ammonizione, il cartellino viene estratto anche dopo quaranta secondi. Come con Tchouameni per l’intervento su Grealish lanciato a rete. Non era mai fallo quello commesso su Bellingham nel primo tempo. L’inglese è rimasto a terra finendo col compromettere una ripartenza del Real. In Italia sarebbe stato fischiato fallo e in caso contrario l’arbitro sarebbe stato processato in pubblica piazza. Letexier invece al termine dell’azione, ha anche discusso con Bellingham e gli ha spiegato che non era fallo.
Letexier non è mai, diciamo mai, dovuto ricorrere al Var. Come se il Var non ci fosse stato. C’era, ovviamente. Ma è rimasto sullo sfondo. Vigile ma muto. Perché ad arbitrare è stato il direttore di gara, non il signore o i signori che sono davanti al video. La perversione italiana sta riportando il nostro Paese in un’enclave calcistica. Stiamo tornando a un vecchio refrain del nostro Paese: “In Europa questi falli non si fischiano”. Esatto. In Europa si gioca a calcio. Non è il basket degli anni Ottanta e Novanta (ora anche nella pallacanestro si fischia molto meno). Ed è una tendenza non solo pericolosa ma che sembra inarrestabile. Stiamo andando per la tangente e ci stiamo allontanando dagli standard seguiti nelle partite più importanti, come è il quarto di finale di Champions tra Madrid e City.
L’altro giorno Rosetti – direttore generale arbitrale della Uefa – ha chiarito le linee guida per l’Europeo. È bene che i calciatori italiani le leggano attentamente perché sarà un altro sport rispetto alla Serie A.
«Vogliamo evitare cartellini inutili e tutelare l’immagine del gioco, quindi saremo decisi. Si tratta di tutelare l’immagine del gioco e dare un’eredità positiva alle generazioni future. Dobbiamo fare qualcosa e io ho bisogno di voi perché siete molto importante per noi», ha detto ai direttori di gara.
Il comportamento inaccettabile dei giocatori è un problema per gli arbitri. I giocatori vi seguono e se voi siete calmi, anche loro sono più calmi». Ci ha tenuto a ricordare che arbitra chi sta in campo non chi è davanti alla tv: «Vogliamo che arbitri con forte personalità prendano le decisioni in campo. Vogliamo usare i nostri Var solo quando ci sono prove di un errore».
È quel che è accaduto ieri sera a Madrid. La stessa partita, diretta da un arbitro medio della Serie A, si sarebbe trasformata in altro. In una partita spezzettata e ingestibile. Con i mille processi tv a uso e consumo della propria partigianeria.