Aveva ragione De Laurentiis, il Napoli può allenarlo chiunque. Nel senso che nemmeno Guardiola lo risolleverebbe
Le pagelle di Empoli-Napoli 1-0 a cura di Fabrizio d’Esposito e Ilaria Puglia.
MERET. Rimandando alla voce successiva, quella più appropriata sul Capitano che fu, il sermone ad usum populi, per il giovane Meret mi limito a una sola immagine, cara Ilaria, in questo sabato pomeriggio in cui ci siamo chiesti per l’ennesima volta ma cosa è stato di un amore e di uno scudetto. E’ quella del gol autoctono arrivato che erano appena cinque minuti dall’inizio: lui, il povero Meret, costretto all’edificazione dal basso dall’ideologia dominante, ha visto il rivale Caprile fare un lancio lungo per Giasy che poi ha portato alla rete del desaparecido Cerri. Non deve essere stato bello. In fondo, l’umiliazione odierna è la nemesi perfetta per questo mortifero quattro tre tre, laddove il presidente (all’epoca non ancora il Duce solingo del post-tricolore) s’innamorò del sarrismo e del possesso palla. E visti i numeri paradossali di questo Napoli, tra le prime cinque squadre d’Europa per possesso ma ottavo in classifica, si può placidamente aggiornare la nota metafora di Sampaoli su sesso e possesso: in questo caso, la donna con cui parlava l’allenatore argentino non è andata in bagno con un altro solo in quella famosa notte, ma sistematicamente. Insomma, il possesso azzurro è cornuto a vita – 5
L’Empoli fa un solo tiro in porta e segna, con sei difensori del Napoli in area contro tre empolesi. Il Napoli non tira mai (solo una volta con Kvaratskhelia, un tiro totalmente fuori misura). Vogliamo prendercela con Meret? – 5
DI LORENZO. La rima giustizialista accoppia vergogna e gogna, ma da queste parti si è sempre ripudiata l’invettiva di pancia per impiccare i colpevoli come donna Lionora giacubina. Piuttosto si tenta di capire e di analizzare e non è detto che ci riusciamo, eh. Nel caso del Capitano ormai osceno in modo permanente (oggi fa segnare il citato Cerri), si vuole afferrare la ratio, se c’è ratio, del suo atteggiamento in questo campionato nero come la maglietta di oggi. Mi spiego. Il Napoli perde o pareggia, il Capitano chiede scusa ai tifosi sotto la curva e poi in settimana promette impegno e vittorie per la partita successiva. Invece succede di perdere di nuovo e si ripete la tragica sceneggiata, laddove non c’è paura ma solo la mera consuetudine di un rito che si tiene in tutti gli stadi. Oggi però siamo oltre la depressione e l’impotenza, il gesto di Di Lorenzo e dei compagni è di un’ottusità politica modello Salvini. Una scena fantozziana – 2
Il capitano è forse quello che preoccupa di più nella deprimente stagione del Napoli. Demotivato, fuori forma, ha dimenticato come si gioca la palla, come si tiene la posizione, come si stimola una squadra. Niente più intelligenza calcistica, né agonismo, nulla. Un problema che definire psicologico è un complimento. Il salto a vuoto sul cross di Gyasi in occasione del gol di Cerri è stato come alzare bandiera bianca. Guarda la curva che lo aspetta per la contestazione con la paura negli occhi, alza la maglietta a coprirsi in parte il volto, quasi come stesse per andare al patibolo (che ha messo su da solo insieme ai compagni che furono), poi lo affronta. Un quadro pietoso, un giocatore defunto – 0
OSTIGARD. In questa squadra brancaleonesca, senza anima e ingiudicabile, il Norvegese Volante smarrisce sovente la posizione – 3,5
E’ difficile non naufragare in un mare di nulla – 3
JUAN JESUS. Un’altra partita orrenda, principiata con lui e il connazionale Palindromo a fare da sagome cartonate lì a sinistra quando segnano gli autoctoni – 3
Inutile anche commentare – 3
NATAN. Rivederlo in campo, seppur per disperazione del Terzo in panca, è un’ulteriore punizione biblica nell’infausto giorno dell’empolizzazione trionfante – 3
Se Natan difensore centrale è già uno scherzo del destino, Natan esterno sinistro è il disegno diabolico di un pazzo, o di un disperato – 2
MAZZOCCHI dal 45’. Altro redivivo floscio, dimenticato dopo il mazzarrismo di ritorno – 3
Anche con l’influenza gastrointestinale sarebbe stato meglio di Natan. Il fatto che non si sia più visto in campo, con una difesa ridotta a brandelli, dopo che Mazzarri è andato via, ha dell’incredibile – 4
ANGUISSA. La volontà di potenza ridotta a una camminata lenta e a giocate incomprensibili a una mente di media intelligenza. Un po’ si sceta nella ripresa, ma parliamo di pampuglie – 3
Più che correre cammina e per giunta lo fa come uno che è reduce da un’ubriacatura. Sbaglia in modo elementare il passaggio per Osimhen: una fotografia della confusione che ha in testa – 2
SIMEONE dall’88’. Senza voto
Al posto suo mi rifiuterei di entrare in campo sempre e soltanto per 5 minuti – senza voto
LOBOTKA. E venne il giorno in cui finanche il Caro Lobo si arrese all’anarchia debosciata dei compagni – 4
La croce definitiva sulla tomba che si chiama Napoli – 3
ZIELINSKI. Completa il buco nella terra di mezzo – 3,5
Paradossalmente, forse, il più “vivo” in una squadra di morti. Probabilmente perché ispirato dalla certezza che andrà via. Anche lui, forse, come noi, penserà: meno 5 ed è finita, finalmente – 3
POLITANO. E’ l’icona del deleterio individualismo azzurro, Ilaria. Quella scena al 66’ è notevole: lui va al centro e ovviamente tenta il tiro e Victor senza Victoria s’incazza e lo cazzea platealmente. Tutti contro tutti – 3
Nel primo tempo un fantasma, nel secondo compare a tratti, ma senza alcuno spunto concreto. Reagisce male alla sostituzione e si becca il cazziatone di Osimhen. Lo spogliatoio del Napoli non deve essere un bel posto in cui vivere – 4
NGONGE dal 71’. Non dico di accendere un lampadario, ma almeno una scintilla, sì. E invece nemmeno quella – 3
Nulla da segnalare – senza voto
OSIMHEN. Per il suo valore e la sua classe, una partita sconcertante – 3
Fa quasi tenerezza, ed è avvilente – 3
KVARATSKHELIA. I soliti tiri e zero gol – 3,5
Il primo segno di vita lo dà quando manca mezz’ora alla fine – 3
RASPADORI dal 71’. La depressione cova anche in panca – 3
Hanno ucciso Raspadori, e ad ucciderlo è stato il Napoli – 3
CALZONA. Il Terzo ha parlato di partita “inconcepibile”. E se lo dice lui che li allena e ci parla tutti i giorni, significa che questo Napoli è un malato terminale, a cinque giornate dalla fine dell’agonia. Ma a questo punto perché non giocarsela con le riserve, la primavera, gli allievi, i pulcini? – 4
La cosa più preoccupante che ha detto, in quell’avvilente mea culpa al termine della partita è stata: “Quando sono arrivato non pensavo di trovare una situazione così”. Una frase che fa capire lo sfacelo a cui è ridotto il Napoli e il disastro che deve esserci nello spogliatoio. Piuttosto che chiedere scusa, avrebbe fatto meglio a dare le dimissioni immediate: è una brava persona, non vale la pena ridursi a nulla per una squadra che ormai è zero. Nel delirio tragicomico in cui è caduto De Laurentiis, c’è solo una frase che il presidente ha azzeccato e che mi rimbomba in testa. Qualche mese fa disse: “Il Napoli può allenarlo chiunque”. Aveva paradossalmente ragione: persino Guardiola non caverebbe un ragno dal buco nero in cui è finita la squadra con tutti i suoi giocatori. Non c’è più nulla da salvare, c’è solo da contare i minuti che ci separano dalla fine di questo stillicidio e sperare che l’anno prossimo il Napoli venga rifondato – 2
ARBITRO MANGANIELLO. Tollera troppo le mazzate – 4