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Tevez: «A chi mi ispiro? A Conte per la passione e l’ossessione per la vittoria»

Alla Gazzetta: «Allegri è diverso, è più tranquillo. Questo non vuol dire che non sia un vincente o che non abbia mentalità. Mi piacerebbe allenare il Milan»

Tevez: «A chi mi ispiro? A Conte per la passione e l’ossessione per la vittoria»
Argentine footballer and new coach of Argentina's Rosario Central football team Carlos Tevez gestures during his presentation, at the Gigante de Arroyito stadium, in Rosario, Santa Fe province, Argentina, on June 21, 2022. (Photo by STRINGER / AFP)

Carlos Tevez, ex attaccante della Juventus, ha rilasciato un’intervista alla Gazzetta dello Sport. Oggi Tevez è allenatore dell’Independiente di Avellaneda, in Argentina, e sta ottenendo ottimi risultati. Tra i suoi sogni quelli di tornare in Italia da tecnico.

Tevez: «Per Conte esiste solo la vittoria»

L’argentino sugli allenatori avuti in carriera e la loro influenza:

«Mi ispiro a Conte per la passione e l’ossessione per la vittoria, da Bielsa ho preso l’attenzione ai dettagli e da Ferguson mi porto la grande calma nella gestione del gruppo. Ma di bravi ne ho avuti tanti, penso a Mancini e Allegri. Se ne devo dire uno però, scelgo Antonio».

Ha un ricordo particolare che la lega a Conte?

«Me ne viene in mente uno che fotografa alla perfezione il personaggio: lottavamo per lo scudetto con la Roma, io ero in Argentina per un problema familiare e non potevo allenarmi. Avremmo giocato coi giallorossi nel fine settimana. Prima mi disse di stare tranquillo, tre giorni dopo mi chiese di tornare perché dovevamo vincere a tutti costi e mi voleva in campo. Per lui esisteva solo la vittoria».

Il ricordo di Tevez su Allegri:

«Max è diverso, è più tranquillo. Questo non vuol dire che non sia un vincente o che non abbia mentalità. Basta vedere come si rialza da ogni momento difficile. Tutto grazie alla gestione e all’empatia che sa creare con il gruppo. È più calmo nelle situazioni, ma gli va dietro tutto lo spogliatoio».

L’argentino vorrebbe tornare in Italia:

«L’Italia è nel mio cuore. Mi piacerebbe tanto, magari da allenatore. La A è uno dei migliori campionati al mondo e penso di dover crescere per meritarmela».

Ha qualche rimpianto?

«La finale di Champions. Eravamo fortissimi. E io ero convinto di poterla vincere, anche se avevamo davanti il miglior Barça di sempre. Guardiamo il centrocampo: Pirlo, Pogba, Vidal, Marchisio. Ti davano la sensazione di poterti mandare in porta da un momento all’altro».

Prima di arrivare alla Juve, ci fu una corte serrata di Galliani:

«Dovevo andare al Milan, ma non dipese né da me né da Galliani. C’è sempre stata stima e molto rispetto. Poi ogni volta che giocavo col Milan facevo benissimo. La Juve si mosse bene, un po’ anche in segreto e riuscì a prendermi. Chissà però che le strade col Milan non si possano incrociare di nuovo. Magari da tecnico…»

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