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De Laurentiis ha finalmente capito che deve juventinizzare il Napoli

Il malato è grave, addio populismo di bassa lega e dentro chi ha il calcio e l’organizzazione calcistica nel Dna. Era ora

De Laurentiis ha finalmente capito che deve juventinizzare il Napoli
Juventus' former Italian players Antonio Conte (L) and Angelo Di Livio (R) share a laugh during a football match in the "Together, a Black & White Show" event, the first Juventus party dedicated to all its fans, at the Pala Alpitour in Turin, on October 10, 2023. (Photo by MARCO BERTORELLO / AFP)

De Laurentiis ha finalmente capito che deve juventinizzare il Napoli

Meglio tardi che mai. Nelle sue perenni oscillazioni “culturali” o, se volete, di visione, è finalmente arrivato il momento in cui la ruota di Aurelio De Laurentiis si è fermata alla voce “juventinizzare il Napoli”. L’anno del mazziatone, ossia l’anno in cui con le sue autolesionistiche stravaganze ha fatto perdere almeno un’ottantina di milioni all’azienda di famiglia, pare che stia producendo diversi risvolti postivi. Uno dovrebbe essere l’abbandono (ovviamente temporaneo, fino al prossimo giorno di ruota) del populismo di bassa lega. Fase che ha toccato il punto più basso quando il presidente ha dato in pasto al popolo affamato ed ebbro di felicità la panzana della sorpresa per la postuma scoperta della juventinità di Giuntoli. «Se avessi saputo che era juventino, me ne sarei liberato prima» disse facendo schizzare l’ipocritometro e raggiungendo vette inesplorate di consenso. E di tristezza.

Il lungo inverno ha portato De Laurentiis a più miti consigli

Poi, è arrivato il lungo inverno. Che forse ci ha regalato il ritorno del presidente sulla terra. Che è venuto a più miti consigli e ha capito che per rimettere in sesto la squadra e il club servono meno demagogia e più organizzazione. E ha così intrapreso il percorso di juventinizzazione del Napoli. Scelta saggia e ampiamente condivisibile. Prima con l’arrivo del direttore sportivo Manna di cui onestamente sappiamo poco. E poi con la scelta dell’allenatore. Che non è ancora avvenuta ma che vede al momento in prima fila due uomini di provata fede bianconera. Uno, Antonio Conte, è stato proprio battezzato nel fiume della juventinità. Il bianco e il nero sono i due colori del suo Dna. Non dobbiamo stare qui a ricordare i rapporti tra il tecnico e la Juve. E va sottolineato che tranne qualche voce isolata, la stragrande maggioranza dei tifosi del Napoli desidera l’arrivo del salentino. A conferma che la situazione del malato Napoli è considerata realmente disperata. Quando si è in sala di rianimazione, non si va troppo per il sottile a chiedersi se il dottore sia juventino o interista. L’importante è che rimetta in sesto il malato.

Anche il secondo nome, Gasperini, è figlio della Juventus. Il marchio bianconero lo porta con sé lombrosianamente. E non è nato nemmeno al Sud. La sua distanza antropologica dalla città di Napoli potrebbe rischiare di essere seriamente un ostacolo in caso. Ma neanche per lui si sono levate voci significative di protesta. In questo momento tutto è ammesso. Nessuno fiata. E peraltro se le cose dovessero andar male, De Laurentiis avrebbe pronta la scappatoia per la prossima giravolta: «Mannaggia a me, dovevo sapere che era un errore prendere due juventini. Mi sono lasciato prendere dalla generosità. La prossima volta che commetto un errore, spero che mi corrigerete (cit)».

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