In questa stagione si è rotto qualcosa, considera finito il suo ciclo. Per il club non esistono incedibili
Di Lorenzo vuole lasciare il Napoli, lo ha chiesto ufficialmente a Manna. Lo scrive il Corriere dello Sport con Fabio Mandarini.
Il capitano del Napoli, Giovanni Di Lorenzo, forse il simbolo più significativo della scalata della squadra dal fallimento allo scudetto, ha chiesto la cessione. Ufficialmente: lo ha fatto nel corso dei colloqui degli ultimi giorni andati in scena al centro sportivo di Castel Volturno con il ds Manna. Ritiene il suo ciclo concluso nonostante abbia un contratto fino al 2028 (con opzione fino al 2029), rinnovato l’estate scorsa nel bel mezzo del ritiro della gioia a Dimaro: erano altri tempi.
In questa stagione tremenda s’è rotto qualcosa tutto intorno. E anche lui, perfino lui è stato messo in discussione da una parte della critica ingenerosa fino all’inverosimile sul piano personale più che su quello tecnico.
Ha compreso e appreso che secondo la linea del club non esistono incedibili al cospetto di un’offerta ritenuta soddisfacente e così s’è messo a riflettere.
A colpire è stato proprio un aspetto: Di Lorenzo sembra davvero convinto di ricominciare altrove. Di intraprendere una nuova avventura e ritrovare le sensazioni avvertite sulla pelle fino a non molto tempo fa.
Giuffredi: «Di Lorenzo a Empoli ci ha messo la faccia, sotto la curva dovevano esserci anche altri»
Mario Giuffredi, agente di Giovanni Di Lorenzo, Mario Rui e Matteo Politano, ha rilasciato un’intervista a Tv Play sul Napoli e i suoi assistiti.
Aveva detto che non avrebbe rilasciato dichiarazioni fino a fine campionato. Cosa è cambiato?
«Visto il momento, mi è apparso doveroso scendere in campo. Rappresento capitan Di Lorenzo, Mario Rui e Politano, ed è mio dovere fare dei chiarimenti. Voglio che siano espressi alcuni concetti, finora, poco chiari. Premessa: sono consapevole che dopo questa mia intervista riceverò insulti e parole denigratorie. Purtroppo, però, il mio ruolo m’impone, a tutela dei miei assistiti, di mettermi in una situazione poco simpatica ma necessaria. D’altronde, ci sono abituato: l’8 agosto scorso, proprio a Tv Play, parlavo di uno spogliatoio di scontenti ed ora tutti ricordano come profetiche quelle mie parole».
Allora, parliamo di responsabilità: quali sono quelle della squadra?
«I risultati negativi sono sotto gli occhi di tutti. I calciatori, compresi, ovviamente, quelli che seguo, non possono essere esenti da responsabilità. Chi mi conosce sa bene che dico solo ciò che penso e quando lo faccio è perché ne sono certo. Le responsabilità, ribadisco, sono anche dei giocatori. Ma, ci tengo a dirlo a voce alta, questi ragazzi, pur non riuscendo in risultati importanti, profondono il massimo impegno e hanno un grande attaccamento per la maglia. Non ho mai messo in dubbio che ci sia stata l’anima sul terreno di gioco in ogni gara, anche dopo le performance più negative. Entrando nello specifico dei miei calciatori, voglio smentire alcune falsità lette in giro: nessuno sta assolutamente pensando di andare via a fine anno. Su questo posso metterci la mano sul fuoco».
Qual è lo stato d’animo dei suoi assistiti dopo tutte le critiche ricevute post sconfitta di Empoli?
«I miei calciatori ed io rispettiamo il diritto di critica da parte dei tifosi: sono la parte sana del calcio, sono quelli che fanno tanti sacrifici soprattutto economici, lasciano a casa le famiglie per le trasferte, fanno tante rinunce per seguire la propria squadra. Hanno tutto il diritto di esercitare il dissenso liberamente, stando sempre nei limiti del buon senso. I miei assistiti sono consapevoli di far il lavoro più bello del mondo, sono dei privilegiati ma soprattutto ho sempre trasferito loro il pensiero che nella vita ci si prende il dolce, come nella vittoria dello scudetto per cui sono stati osannati ma anche l’amaro di stagioni come queste, rispettando, come in questo caso, il pensiero di chi ama la maglia azzurra».
Cosa le ha detto Di Lorenzo dopo il confronto con la curva?
«L’immagine di Giovanni sotto quella curva è stata forte dal punto di vista emotivo. Di Lorenzo, come me, ha enorme rispetto e si sente responsabile, da capitano, perché quei tifosi ci rimettono soldi per seguire la propria squadra, dedicano la loro vita al Napoli senza chiedere nulla in cambio da nessuno perché il Napoli per loro è una fede. C’è rispetto anche per la grande educazione e la correttezza che ad Empoli hanno avuto nel modo di porsi: impeccabile, dimostrando a Giovanni l’amore che hanno per questa maglia e per il capitano».
In un anno è cambiato tutto: dal trionfo di Udine al tonfo di Empoli…
«Due momenti opposti ma Giovanni Di Lorenzo in entrambi i casi ha mostrato gli attributi, mettendoci la faccia. Ad Udine è quello che porta la stemma dello scudetto nel settore dei tifosi del Napoli, ricevendo cori ed applausi. È sempre lui che da capitano, nella caduta di Empoli, è andato sotto la curva a prendersi gli aspetti negativi del momento. Nel bene e nel male, lui c’è sempre senza mai un passo indietro, ad ammettere anche le sue prestazioni negative, non scappando davanti alle responsabilità. Ed è per questo che quando leggo critiche che vanno oltre il legittimo diritto di esprimere il proprio parere sugli aspetti tecnici penso che debba scendere in campo per difendere il mio assistito».
Ad Empoli sul banco degli imputati sono finiti i calciatori. Quali sono le responsabilità della società?
«Le dico che quando si vince, vincono un insieme di persone: i calciatori, l’allenatore, i dirigenti e la società tutta. Quando si perde non è più accettabile lo scaricabarile solo sui giocatori. Nella stessa misura della vittoria, anche in questo caso ci sono le responsabilità delle altre componenti. Sotto la curva ad Empoli, assieme al capitano ed ai suoi compagni di squadra, avrei voluto vedere anche qualche altra persona a metterci la faccia. Lo dico a voce alta: mi sta bene fino ad un certo punto che siano i miei assistiti e tutto il gruppo a prendersi una contestazione così forte. A fine campionato dirò la mia verità perché mi aspetto che, come capitan Di Lorenzo, anche qualcun altro faccia un’analisi seria ed approfondita per ripartire, cessando di scaricare tutte le colpe. C’è un limite a tutto ed io mi sono stancato di vivere delle situazioni del genere».