ilNapolista

Fagioli racconta il suo abisso: «Finito l’allenamento, ti si spalanca il vuoto. Mi facevo schifo»

A Veltroni per la Gazzetta: «Sarei un bugiardo se dicessi che non riaffiora, che non fa sentire ogni tanto il suo canto seducente»

Fagioli racconta il suo abisso: «Finito l’allenamento, ti si spalanca il vuoto. Mi facevo schifo»
Ci Lecce 29/10/2022 - campionato di calcio serie A / Lecce-Juventus / foto Carmelo Imbesi/Image Sport nella foto: Nicolo’ Fagioli

Niccolò Fagioli, 23 anni, intervistato da Walter Veltroni per la Gazzetta dello Sport.

«Quando finiscono le 4-5 ore di allenamento, ti si spalanca il vuoto. Se non hai altri interessi, quell’abisso ti attira. Io mi annoiavo, sembra assurdo ma è così. Il successo non è un’armatura che resiste alla solitudine, non ti consente, come una corazza, di far rimbalzare le coltellate del tempo vuoto. Pensi a quanti attori, scrittori, musicisti sono precipitati in dipendenze ancora più letali. La noia mi ha rovinato la vita. E poi ogni problema, anche il più stupido come un litigio o una partita sbagliata, dovevo compensarlo con le scariche di adrenalina che mi dava il gioco. Ogni volta che usavo quel maledetto cellulare, ogni giorno e tante volte al giorno, mi sentivo come se fossi in campo». 

Chiedo a Fagioli se il disvelamento di questa vicenda sia stato, alla fine, un fattore positivo.

Fagioli: «Una liberazione.Quel tornado, che mi ha sbattuto con le spalle al muro, mi ha costretto a diventare adulto o comunque più responsabile. Ho iniziato una terapia psicologica con il professor Jarre. Sto guardandomi dentro per cercare le ragioni, per capire perché non avessi antidoti al vuoto e alla noia. Quando la polizia è venuta a casa, io ero stato operato da due giorni, ho chiamato mia madre. Potevo non nascondere più, perché non potevo più nascondere. Un fattore esterno metteva fine a una fase contorta della mia vita e mi costringeva a scegliere: precipitare o rialzarmi. E vorrei dire a tutti i ragazzi che soffrono che non bisogna aver paura di chiedere aiuto. Mi è dispiaciuto che certi giornali abbiano descritto me e Tonali come due demoni. Io ho fatto male solo a me stesso. Non ho truccato partite, non ho condizionato risultati. Ho sbagliato, giocando su siti illegali e ho perso un sacco di soldi. Perché lo so, ma lo sapevo anche allora, che con quei giochi si perde e basta. E non solo denaro. Mi facevo schifo, mi sentivo un cretino.Ma non potevo farne ameno».

Ma una dipendenza come questa quando può dirsi sconfitta?

«Non lo so, forse mai. So che io non ho smesso e non smetto di combatterla. Sarei un bugiardo se dicessi che non riaffiora, che non fa sentire ogni tanto il suo canto seducente. Ma ora lo domino pensando semplicemente a quanto male mi ha fatto. E so che non esiste “lo faccio una volta sola” perché quella biscia ti avvinghia e non ti molla più. Penso ora che il gioco sia una cosa da sfigati».

ilnapolista © riproduzione riservata