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Fredy Guarin: «Sono un alcolizzato al 100%, ero vicino alla morte»

Alla rivista Semana: «Ho perso amici e fatto soffrire i familiari. Ho dovuto chiedere aiuto ad alcuni professionisti per uscirne»

Fredy Guarin: «Sono un alcolizzato al 100%, ero vicino alla morte»
Db Milano 30/10/2015 - campionato di calcio serie A / Inter-Roma / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Fredy Guarin-Jeison Murillo

La Gazzetta dello Sport ha ripreso l’intervista alla rivista Semana dell’ex centrocampista dell’Inter Fredy Guarin in ci ha parlato a ruota libera della sua dipendenza dall’alcool e ha raccontato i momenti difficili che ha vissuto e la battaglia quotidiana che sta combattendo per uscire definitivamente dal tunnel.

«Purtroppo a un certo punto mi sono lasciato ‘distrarre’  e mi sono aggrappato all’alcol: ho commesso molti errori, ho preso decisioni sbagliate, ho ferito molte persone, ho fatto stare male i miei cari e i miei amici. Sui social sono stato immortalato in situazioni brutte o strane perché l’alcol è sempre stato il peggior fattore scatenante per tutto ciò che mi accadeva»

L’ex calciatore ha ammesso la sua dipendenza con molta sincerità: «Sono un alcolizzato al 100% e lo ammetto. Sono un tossicodipendente in via di guarigione. Sono stato un alcolizzato per diversi anni. Quando ho lasciato il Millonarios ho toccato il punto più basso perché in quegli anni la mia dipendenza è diventata molto seria. Non lavoravo più in allenamento, avevo perso la mia dignità, la fiducia delle persone care e la cosa più importante e preziosa che ho, ovvero i miei tre figli. Ho perso molte cose a livello sentimentale e amoroso.

È arrivato un punto in cui non potevo più continuare così. Ho dovuto chiedere aiuto, lo avevo già fatto diverse volte, ma avevo sempre una ricaduta. Ho dovuto arrendermi e chiedere aiuto ad alcuni professionisti con cui sto lavorando per rimettere a posto le cose, per riacquistare la fiducia  dei miei figli, dei miei parenti e dei miei amici. Da solo non potevo farcela.

Stavolta però è tutto diverso e questa è la volta definitiva. Ho già bussato alla porta del diavolo e non è il massimo. So già quale non è la strada e che la strada è Dio che mi dà forza ogni giorno e una vita sobria e sana, per poter dare ai miei figlio tutto l’amore che ho per loro»

Sul finale dell’intervista ammette di avere avuto molta paura perché s era incamminato su una brutta strada: «Sono due: la morte e il carcere. Ho una frase tatuata, l’ho scritta io stesso: ‘Ho paura della morte e del carcere’ e, senza saperlo, vivevo in un carcere condannato a morte. Volete sapere se sono stato  vicino alla morte o al carcere? Sì, la verità è che in quel cammino oscuro che stavo facendo ero vicino alla morte perché non avevo rispetto, non avevo limiti, non avevo coraggio e mi lasciavo portare ogni giorno più in là in quel buco. Ho bussato alle porte dell’inferno».

 

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