Sembra solo celebrazione ma non è così. Oltre venti minuti dedicati alla Champions perduta. Spalletti che dopo lo 0-4 col Milan dice: «La partita l’ho preparata male»
Il film sullo scudetto non va sottovalutato, spiega anche la crisi di quest’anno
Sono andato a vedere l’anteprima del film “Sarò con te”. Il film documentario sulla galoppata-scudetto del Napoli diretto da Andrea Boselli. Ci sono andato accompagnato da una sorta di scetticismo. E in realtà mi sono dovuto ricredere. Intanto il film è un’alluvione di immagini. Immagini di goal indimenticabili come alcuni di quelli di Kvara e Osimhen. Immagini di strade, vicoli, tifosi, pubblico nello stadio. Certamente non si tratta di Taxi Driver o del Padrino. E nemmeno dell’Angelo azzurro. Non si tratta di Scorsese o di Coppola. E nemmeno di Von Sternberg. La materia del film quella che è. Il racconto di uno scudetto vinto dopo 33 anni. La narrazione però è ben orchestrata ed a guardare con attenzione spiega la magia dello scudetto.
Ma anche (forse inconsapevolmente) le radici della crisi di quest’anno. Non manca spazio per nessuno dei protagonisti. Dal presidente che nella conferenza stampa estiva dichiarò “lotteremo per lo scudetto”. Dimostrando doti di veggente che nessuno gli aveva mai attribuito. A Giuntoli grande tessitore di rapporti. E avveduto gestore dello spogliatoio. A Lombardo raffinata voce della società. A Spalletti, vero protagonista del film, che riuscì a mettere in essere un gioco di squadra invidiato e ammirato da tutto il mondo. Un dettaglio. Tra le parole di Osimhen, Anguissa, Raspadori, Di Lorenzo mi ha colpito una frase di Zielinski. Che a un certo punto, non so quanto coscientemente, dice “ noi napoletani…”. Francamente mi è parso sincero fino al punto di provare grande dispiacere a pensare che andrà via in vero a quanto pare per l’ingordigia del suo procuratore!)
La parte più intrigante della pellicola è costituita dalle scene ambientate nello spogliatoio. Con Spalletti che dà istruzioni tattiche, sostegno psicologico, invita ad essere squadra e a non lasciarsi vincere dall’egoismo individuale. Mi ha colpito però più di ogni altra cosa la cura particolare (circa 20-25 minuti) che è stata riservata alle tre partite consecutive con il Milan. Una persa per quattro a zero. Una persa per uno a zero. L’altra pareggiata. Che ci costarono la perdita di una grandissima occasione. Mai capitata fino ad allora nella storia del Napoli. Raggiungere una semifinale (e forse una finale) di Champions. Quando tutto il mondo cominciava a indicare il Napoli come una favorita alla vittoria finale. Insomma nell’apoteosi per il raggiungimento del titolo di campione d’Italia largo spazio alla delusione per l’esclusione dalla coppa. Spalletti, con molta onestà, dice a proposito della sconfitta per quattro a zero, una frase del tipo “la partita l’ho preparata male”. E questa sconfitta diede al Milan la percezione di essere in grado di batterci. Il resto lo fecero il caso e gli infortuni.
Poi, come tutti i film, ogni spettatore ci trova qualche cosa di diverso. A seconda della sua disposizione d’animo, dei suoi convincimenti, dei suoi sentimenti verso i protagonisti. Io intanto mi sento di consigliarle di vederlo.