L’ex pilota Martini a Libero: «Mi disse: “dopo la corsa io te, Berger e Brundle andiamo a parlare con la Federazione, stanno esagerando”»
L’ex pilota Minardi Pierluigi Martini, 63 anni, intervistato da Libero ricorda Senna pochi istanti prima della morte ad Imola. Oggi si corre il gran premio dell’Emilia Romagna proprio sulla pista che tolse la vita al campione brasiliano e a Ratzenberger nel ’94.
«Ho scoperto della morte di Senna dopo il mio ritiro»
Imola per lei è la gara di casa, che ricordi ha in mente?
«Quando venivo da bambino a vedere le gare con mio nonno Giuseppe, ma anche la prima gara di kart fatta in un circuito preparato lungo il rettilineo. Poi a quattro-cinque anni, sempre con nonno, salivo sulle impalcature lungo il rettilineo e guardavo mio padre e mio zio Giancarlo correre. Ma ricordo persino la 500 chilometri, vista alla Tosa. Quel giorno pioveva e ci inzuppammo, c’erano le balle di paglia, usate come protezioni, arrivate fino in pista per colpa dell’acqua. Non dimentico neanche il quarto posto con la Minardi nel 1991 e la frattura nell’uscita dell’anno precedente».
In quel maledetto ’94 andò tutto storto e morì il suo amico Senna.
«Venne ammonito dalla Fia per essere andato alla Tosa il giorno precedente, nel botto che ha portato alla morte Ratzenberger. Era furioso, venne da me dopo il briefing pre-gara e mi disse: “Dopo la corsa io te, Berger e Brundle ci ritroviamo e andiamo a parlare con la Federazione, stanno esagerando”. Scoprii della sua morte tornato nel motorhome dopo il mio ritiro, vedendo mio zio in lacrime».
“Oltre a essere Dio, era bello come la vita. Era Passione. Era Follia” (L’Equipe)
«Così è con le leggende». Inizia così il ricordo dell’Equipe per Ayrton Senna. Oggi sono 30 anni da quel tragico incidente a Imola. Le leggende “sono iscritte per l’eternità nelle anime degli uomini. I nostri percorsi di vita sono così lastricati di celebrazioni, omaggi, emozioni rivissute. Ogni decennio ha le sue lacrime, i suoi ricordi. Ancora oggi basta entrare in un negozio di souvenir o fare un giro su internet per imbattersi in un oggetto, una foto, che ti riporta al pilota brasiliano“.
La figura di Ayrton Senna è come quella “del “Che” Guevara, di Mohamed Ali, dei Beatles, di Pelé e persino di Nelson Mandela. Icone immortali”. Pensi ad “Alain Prost e immagini Senna al suo fianco, la pioggia a Monaco e lo vedrai che esce dalla Rascasse”.
“Perché oltre ad essere Dio, Ayrton era bellissimo. Bello come la vita. Passione. Follia. Ma gli dei non muoiono mai. Sono assenti. È così che il dolore si è calmato molto rapidamente, confortato dalla fede nella vita eterna. Così la stella Senna aleggia sul popolo della Formula 1. Come possono anche i più giovani, nati dopo la sua morte, non restare indifferenti al ricordo del pilota brasiliano?”