Le sconfitte sono necessarie per lasciare. Nel tennis non si ci si può ritirare ai vertici, perché non ci sono dieci compagni che ti accompagnano all’uscita”
Il tennis non è il calcio, scrive El Paìs raccontando l’addio di Nadal al Foro Italico. Il tennis è un posto solitario, nel quale vinci da solo ma soprattutto perdi da solo. E Nadal, che nella vita ha praticamente sempre vinto, ora deve perdere, per ritirarsi. Non c’è l’altra via, quella appunto degli sport di squadra, garantita dall’aiuto dei compagni.
L’addio di Nadal
“Tutto finirà così, non con il botto ma con un piagnucolio. E soprattutto con la sconfitta, che è la cosa più sintomatica dell’addio: il motivo dell’addio. Nadal non è stanco ma infortunato, e il suo ultimo anno si completa con sconfitte inaspettate ma necessarie per lasciare. Il tennis non è il calcio, dal quale ci si può ritirare ai vertici perché ci sono dieci compagni che lo accompagnano e che lui guida. La cosa più significativa del tennis è la solitudine; La cosa più simbolica del tennis è che, come nella nostra vita, abbiamo molte persone intorno a noi senza le quali non saremmo nulla, ma quando arriva il momento critico di solito siamo soli. Come ha detto Felipe González in una frase fortunata, “alla fine il tuo telefono è l’ultimo che squilla”. Il telefono di Nadal squilla per l’ultima volta con avversari di cui in passato sarebbe stato difficile conoscere i nomi”.
Per il Paìs “è giunto il momento di iniziare a godere della propria presenza in campo al di là del risultato, il momento in cui i colpi non significano altro che uno scambio destinato alla sconfitta. Avendo perso la speranza di vincere, è giunto il momento di imparare che la fortuna vede la strada, come in quelle ultime partite di Zidane al Bernabéu sapendo che il campionato non si sarebbe vinto: la demolizione controllata e perfettamente estetica dell’ultimo dio blanco”.