Viene venerato come un Messia. In ogni club fonda un culto. Oliver Brown fa emergere un’altra prospettiva, quella dell’allenatore che poteva vincere di più
Klopp si è guadagnato la fama di Messia in ogni club di cui è stato allenatore. Per questo è difficile giudicare in maniera oggettiva il suo operato. Forse alcune volte avrebbe potuto vincere di più.
Questo il sunto del pensiero di Oliver Brown che sul “Telegraph” scrive:
“«Tutto quello che sono, tutto quello che posso essere», ha detto tremando Jurgen Klopp, con le lacrime agli occhi, «è grazie a voi». Correva l’anno 2008 e l’ambientazione era la Gutenbergplatz di Magonza. Oltre 20.000 persone si sono riunite nella piazza più grande della città per esprimere infinita gratitudine per tutto ciò che Klopp aveva dato al loro club.
La struttura della carriera di Klopp è quasi perfettamente tripartita: sette anni al Magonza, sette al Borussia Dortmund, nove al Liverpool. Ognuna di queste epoche si è conclusa con la sua elevazione allo status messianico”.
Klopp fonda un culto in ogni club
Quando un allenatore se na va, spesso se ne parla poco e il loro operato viene dimenticato, ma “con Klopp, che combina un carisma da megawatt con un impegno a lungo termine, nessuno sarà più lo stesso. A volte l’idolatria può essere eccessiva. Quando il Dortmund di Klopp iniziò a viaggiare sul ritmo da retrocessione durante la sua ultima stagione, Wolfram Eilenberger, un filosofo tedesco, attribuì il crollo alla loro ‘fiducia incondizionata nel salvatore’, sostenendo: ‘Non erano più un club ma un culto'”.
La verità è che l’allenatore del Liverpool avrebbe potuto vincere di più
Un culto nato anche al Liverpool. “La forza assoluta della sua personalità rende difficile esprimere un giudizio sobrio sul suo regno al Liverpool. Klopp è una figura verso la quale pochi possono essere agnostici: sia nella gioia che nella disperazione, pulsa di un’energia magnetica. Anche quando il Liverpool non vinse nulla nel suo primo anno in carica, il club fu più che felice di concedergli una proroga del contratto di sei anni. Non è solo un manager ma uno stato d’animo, un leader spirituale di tale potere che una volta dovette chiarire che non era il Mahatma Gandhi“.
Per questo motivo viene ammirato e venerato. Ma Brown mette in luce l’altra faccia della medaglia: “Eppure esiste un’altra prospettiva da inquadrare: che Klopp, nonostante tutta la venerazione, parta con lo stesso numero di Premier di Claudio Ranieri. L’improvvisa implosione del Liverpool in vista di un secondo campionato, perso dal nulla contro Crystal Palace ed Everton, ha evidenziato la debolezza familiare di vacillare quando la vittoria si fa vicina. Un’accusa simile è stata rivolta anche ai suoi precedenti club. Il Mainz ha ceduto due volte, in stile Devon Loch, a portata di promozione, mentre il Dortmund ha compensato i due trionfi in Bundesliga con due sfiorati“.