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La figlia di Villaggio: «Papà e De Andrè erano considerati fannulloni perché volevano fare gli artisti»

A Repubblica: «Non volevo che mi accompagnasse a scuola. Mi vergognavo. Mi imbarazzava che lo fermassero le mamme dei compagni, le maestre».

La figlia di Villaggio: «Papà e De Andrè erano considerati fannulloni perché volevano fare gli artisti»

Il 30 maggio arriva su Rai 1 il film tv Com’è umano lui diretto da Luca Manfredi, in cui si racconta di Paolo Villaggio: «La fiction racconta cosa ha passato papà prima di diventare famoso»; spiega a Repubblica la figlia Elisabetta. Per Villaggio gli inizi non sono stati semplici, soprattutto per questioni familiari. Ha abbandonato gli studi di Giurisprudenza, ma la famiglia lo voleva laureato; in una scena del tv movie che lo celebra, quando inizia a diventare famoso, il padre riconosce la voce del figlio e chiede di spegnere la radio.

«Recitare per mio nonno non voleva dire lavorare, ripeteva: “Vai a fare un vero lavoro”. Poi lo raccomandò e per un po’ papà ha fatto l’impiegato. Solo mamma ha creduto subito in lui».

Insieme tutta la vita.

«Erano diversi, papà amava uscire  a fare tardi, a mamma piace stare da sola. Hanno avuto scontri epici ma non potevano fare a meno l’uno dell’altra. Camilla, che la interpreta in tv, ha voluto conoscerla. La costumista ha consultato le foto dell’epoca per vedere i vestiti».

L’amicizia con Fabrizio De André?

«I genitori di De André e i miei nonni erano molto amici: papà e Fabrizio si erano conosciuti da piccoli, facevano le vacanze insieme. Papà era più grande, si sono ritrovati a Genova da adulti. Li accomunavano varie cose, anche Fabrizio aveva fratelli laureati bravissimi; papà il gemello Piero, un genio della matematica e ingegnere. Loro invece sognavano di fare gli artisti, erano considerati fannulloni»

Chi è l’erede di Fantozzi?

«Per me è Zerocalcare perché sono due personaggi figli dei loro tempi, tutti e due usano il proprio fisico, scelgono toni surreali, grotteschi e sono un po’ sfigati. Zerocalcare fa sé stesso e i film di Fantozzi sono al limite del fumetto. Non guardano il loro interesse, criticano la società: alla fine sono due puri».

La accompagnava a scuola?

«No, non volevo io. Mi vergognavo. Mi imbarazzava che lo fermassero le mamme dei compagni, le maestre».

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