De Laurentiis torni a essere in opposizione al popolo. Per vincere a Napoli bisogna avere la città contro. Non c’è altra soluzione
De Laurentiis tifoso e in linea con la città, fa solo danni: l’anno nero del Napoli ha una morale
Per anni, diciamo da sempre, a Napoli ci hanno ammorbato con la storia che Aurelio De Laurentiis non era tifoso. Il corpaccione della tifoseria o meglio: il corpaccione urlante della tifoseria lo accusava di scarsa napoletanità. Non era attaccato alla maglia (aveva steso sulla divisa quell’orribile striscia rossa di Lete), addirittura preferiva la pizza romana a quella napoletana. Tutte quelle idiozie che spinsero Massimo Troisi a scrivere il soggetto di “No grazie, il caffè mi rende nervoso” e anche a partorire il delizioso film “Incantesimo napoletano”: un gioiellino di Paolo Genovese e Luca Miniero. Fatto sta che col presidente non tifoso, il Napoli era sempre ai vertici del calcio italiano. Più era antipatico alle autoproclamatesi viscere della città, più la squadra filava che era un piacere. A tal proposito invitiamo il presidente del Napoli a leggere l’intervista del sindaco Manfredi al Fatto quotidiano: un’intervista napolista in purezza. Basta con questa insopportabile messinscena del luogo comune intriso di folclore (nauseabondo, aggiungiamo noi). «Cari napoletani, smettetela di fare i napoletani». La troviamo una fase meravigliosa. Potremmo metterla in esergo qui sul Napolista.
De Laurentiis, basta bagni di folla da Istituto Luce
Tornando al nostro eroe Aurelio, che cosa è successo quest’anno? Che De Laurentiis ha cominciato a fare il tifoso. Ebbro di gioia per l’inaspettata popolarità conquistata grazie allo scudetto, il nostro Aurelio ha perduto la testa. Ha saltato con i tifosi. Ha cominciato con i suoi bagni di folla da Istituto Luce. Della fotografia con gli ultras abbiamo scritto decine e decine di volte. Qual è stato il risultato? Il peggior anno della gestione De Laurentiis. Figuracce su figuracce. In campo e fuori. Il Napoli ha abbandonato la suddivisione dei poteri cara a Montesquieu, e abbiamo ahinoi subito l’uomo solo al comando: presidente, allenatore, direttore sportivo, chef, capo ultrà. Eccetera eccetera. E siamo finiti decimi.
Da quel che vediamo, come abbiamo scritto, il presidente ha capito la lezione. Invece di ammorbarci con quelle dichiarazioni idiote (non esiste altro termine) su Giuntoli juventino, ha portato la Juventus nel Napoli: da Manna ad Antonio Conte. Il Napoli deve seguire un percorso occidentale, che poi è il percorso che ci ha portato alla vittoria. Non smetteremo mai di ricordare che lo scudetto è nato nell’estate di massima contestazione. Per vincere a Napoli bisogna avere la città contro. Non c’è altra soluzione. Se vuoi il consenso, finisci decimo.
È questa la morale. Meglio avere un presidente non tifoso e attento ai conti ed è decisamente avere meglio un presidente sordo alle richieste delle viscere di Napoli.