Il racconto di Repubblica: “Quasi un uso privato di un’istituzione pubblica. Un attacco diretto alla Giustizia sportiva e a Gravina”
“Una commissione del Senato trasformata nell’aula di un processo del tutto personale”. Così Repubblica racconta le audizioni dei presidenti di club, di ieri. Con Claudio Lotito a prendersi la scena facendola “diventare il luogo in cui chiedere – formalmente o quasi – al procuratore federale della Federcalcio di indagare il presidente della federazione stessa, Gabriele Gravina”.
Nel racconto di Repubblica Lotito ha fatto “calare il gelo nella sala per le audizioni della settima commissione e poi – a microfoni e video spenti – animare una discussione molto accesa all’interno”.
Al momento dell’audizione del procuratore federale Giuseppe Chinè, “il capo dell’organo inquirente del calcio. Lotito è intervenuto durante l’audizione con un attacco abbastanza diretto: “Perché c’è questa discrezionalità sull’apertura di un’indagine e non avete aperto sulle indagini della procura di Roma?”. Chinè iniziava a rispondere immaginando si riferisse alle indagini sulle plusvalenze della Roma, dicendo: “Abbiamo chiesto gli atti per le indagini sulle plusvalenze della Roma, ma ce li hanno negati”. Lotito però lo fermava: “Non mi riferisco a quello, mi riferisco all’indagine della procura di Roma aperta nel 2023, che ha avuto ampia eco mediatica, sul presidente Gravina”. Chinè a quel punto si è dovuto difendere: “Tutte le indagini su cui abbiamo carte, le apriamo. Io su questa non ho elementi, aspetto la procura della repubblica”. Ma a quel punto era già calato il gelo. Perché l’audizione è diventata il terreno in cui Lotito ha continuato a combattere la sua personalissima battaglia contro il n.1 della Figc. Quasi un uso privato di un’istituzione pubblica. Così l’hanno percepita i presenti”.