Nel ricorso al Tribunale di Milano, la Lega sottolinea che Cloudflare con i suoi servizi «fornisce agli spacciatori» di partite «il locale di spaccio e le vie d’uscita»
Un nuovo capitolo nella lotta alla pirateria da parte del calcio italiano è iniziato nel mese scorso. La Lega ha presentato un ricorso al Tribunale di Milano in data 3 aprile contro la società statunitense Cloudflare. L’accusa è di aggirare lo scudo anti-pirateria e permettere ai pirati di trasmettere comodamente le partite di calcio. Lo spiega Repubblica.
La pirateria di Cloudflare: «fornisce agli spacciatori» di partite «il locale di spaccio e le vie d’uscita»
Repubblica riprende alcuni passaggi del ricorso presentato dalla Lega Serie A al Tribunale di Milano:
Con un ricorso al Tribunale di Milano del 3 aprile, la Lega Calcio chiama in causa una società informatica statunitense che – si legge nel ricorso – avrebbe fornito «servizi ai pirati» (le emittenti truffaldine) e anche «ai loro clienti» (i cosiddetti tifosi). Si chiama Cloudflare e permetterebbe di aggirare lo scudo anti-pezzotto che il Garante delle Comunicazioni (l’AgCom) ha schierato dal 2 febbraio. Scudo che blocca i siti illeciti entro 30 minuti da inizio gara.
Quella della Lega Calcio al momento è solo un’accusa. Sarà poi il Tribunale a decidere se eventualmente indagare e stabilire la colpevolezza o meno di Cloudflare.
Le mosse dei pirati sarebbero possibili anche grazie ai servizi che – «brillantemente», ironizza il ricorso – questa società tecnologica Usa offre. E sul punto i legali della Lega Calcio la toccano piano. Scrivono che Cloudflare «fornisce agli spacciatori» di partite (i pirati) «il locale di spaccio e le vie d’uscita», per farla franca.
Il ricorso della Lega cita uno specifico servizio che Cloudflare fornisce, ovvero la Vpn gratuita. La Lega ricorda che l’utilizzo della Vpn «sposta il collegamento tra i pirati e i propri clienti da una rete pubblica a una privata, in un circolo segreto dove possibile operare al di fuori dei controlli delle Autorità». Nel caso specifico l’azienda statunitense rifiuterebbe di fornire alle forze dell’ordine «i log di connessione», cosa che permetterebbe di bloccare la pirateria.
La difesa di Cloudflare
Continua ancora Repubblica:
Cloudflare – che ha sede a San Francisco – da sempre respinge ogni accusa e soprattutto le richieste delle autorità italiane, perché «illecite o incostituzionali». Cloudflare lamenta poi di subire, per mano dello scudo italiano anti-pezzotto, l’oscuramento di siti perfettamente legali.