Al CorMezz: «Avrebbero discusso tanto per raggiungere un verdetto. Il tradimento fa parte del gioco e di questo Diego è stato molto più vittima che carnefice»
Victor Hugo Morales intervistato dal Corriere del Mezzogiorno. «Napoli m’encanta» ammette uno dei grandi narratori del calcio del ‘900. Morales fu colui che esaltò la mano de Dios di Maradona nei mondiali messicani dell’86 contro l’Inghilterra. Ieri ha ricevuto nei locali dell’Agorà Baiano di Quarto il premio «Poeta del calcio». Oggi sarà a Castel Volturno per incontrare la squadra del Napoli e domani sarà insignito di una onorificenza da parte del Comune.
Il narratore della mano de Dios: «Napoli la città italiana col profilo identitario più spiccato»
Napoli che effetto le fa? «Magnifico. È la città italiana col profilo identitario più spiccato. Non puoi non accorgerti che sei qui quando passeggi per le strade del centro. Non succede certamente se sei a Torino o Milano. Una peculiarità non banale…».
Oggi sarà a Castel Volturno per la prima volta. Lei è uruguaiano di nascita ma argentino di adozione…
«Anche per questa ragione avrò piacere di incontrare Olivera e Simeone. È una squadra che mi ha sempre appassionato naturalmente per il retaggio maradoniano. Sono stato l’unico cronista sudamericano che ha raccontato da Baires lo scudetto dell’anno scorso. Che cosa è successo quest’anno? Beh ogni stagione è diversa dalla precedente. Non si può sempre vincere».
E di Calzona che cosa pensa?
«La situazione da gestire era difficile. Ma ora lo conoscerò…».
Certo quel gol di Dieguito con la mano de Dios oggi con la Var sarebbe stato annullato?
«Non credo. L’azione di Diego è stata così perfetta che nella sala magari non sarebbero capaci d’individuare il gesto. Dovrebbero discutere tanto per raggiungere un accordo. E poi parlando seriamente: il tradimento fa parte del gioco e di questo Diego è stato molto più una vittima che un carnefice».