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Polveriera Juventus: Allegri e Giuntoli non si parlano da mesi, Chiesa sta sulle scatole ai senatori

Max ha un profilo aziendalista ma il clima è incandescente. Lo spogliatoio si sente in autogestione, senza una rotta e infatti c’è stato il tracollo

Polveriera Juventus: Allegri e Giuntoli non si parlano da mesi, Chiesa sta sulle scatole ai senatori
Db Torino 12/02/2023 - campionato di calcio serie A / Juventus-Fiorentina / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Federico Chiesa-Massimiliano Allegri

Polveriera Juventus, Allegri e Giuntoli non si parlano da mesi, Chiesa sta sulle scatole ai senatori

Il sorriso in conferenza stampa Massimiliano Allegri lo mostra sempre. Dice ai cronisti «di pazientare altri dieci giorni». Nel mezzo c’è una finale di coppa Italia che è il piatto forte della stagione. E le ultime gare di campionato, la prima a Bologna, e la seconda in casa, contro il Monza. Il 26 maggio è la data cerchiata in rosso nell’agenda di Max. Solo quel giorno scoprirà la verità sulla prossima stagione. «Pazientate altri dieci giorni, cosa volete che siano» sorride ai cronisti. Quel giorno lì, o al massimo l’indomani, dovrebbe essere esonerato.

La postura aziendalista di Allegri

Nell’attesa, Allegri continua ad avere la solita postura aziendalista. Mai un’uscita fuori posto, mai una dichiarazione contro la società. Eppure – racconta chi frequenta la Continassa – la situazione da mesi è «fuori controllo». Non è per niente un mistero che i rapporti tra Max e il direttore sportivo Cristiano Giuntoli non siano idilliaci. Diciamola cruda: i due nemmeno si parlano. A inizio stagione avrebbero stretto un patto di non belligeranza, consapevoli che a giugno le strade si sarebbero separate. Max ha vissuto male l’arrivo di Cristiano e quest’ultimo ha lavorato fin dal primo minuto alla costruzione di un’alternativa autorevole e internazionale da proporre ai vertici societari. Il clima è via via peggiorato. Il mercato invernale non ha tenuto minimamente in considerazione dei suggerimenti del tecnico. Che ha saputo solo dal suo amico Galliani dell’incontro tra Galliani appunto e Giuntoli per il portiere del Monza Di Gregorio.

La freddezza tra i due e la mancanza di rotta è finita a cascata addosso ai giocatori. I quali, quando ancora erano alle calcagna dell’Inter, si sono sentiti abbandonati, senza una guida, come se dovessero lottare da soli contro tutti. Una domanda frequente tra i leader dello spogliatoio è stata più o meno questa: «Come facciamo a lavorare se nessuno conosce cosa succederà a fine stagione?». Avevano capito che Allegri era finito su un binario morto e qualcuno, tra i calciatori, se n’è approfittato. Il girone di ritorno della squadra è stato da incubo. Tra i giornalisti l’affollatissima tribuna anti-Allegri ne ha approfittato per sparare a zero su di lui.

Juventus in autogestione

La verità è che la Juventus ha vissuto questi lunghi mesi come se fosse stata in autogestione. Senza conoscere la direzione imboccata dal club. «Chi sarà l’allenatore della prossima stagione?». Troppe le voci sull’arrivo di Thiago Motta che sono cominciate a circolare quando ancora la Juve era ancora in lotta per lo scudetto.

Un clima difficile da gestire. Allegri ha provato a tenere unito il gruppo, ha cercato di far capire ai meno esperti che sarebbe stato necessario uno sforzo superiore per mantenere un certo equilibrio dentro e fuori dal campo. Ma in diversi hanno iniziato a bofonchiare e ad avere un atteggiamento di freddezza, secondo alcuni quasi ostilità, nei suoi confronti. Federico Chiesa è risultato spesso svogliato, convinto di essere schierato fuori ruolo, e spesso infuriato per essere sostituito a partita in corso. Un comportamento che non è piaciuto ai senatori che hanno provato a fare quadrato con l’allenatore. Ma era troppo tardi. Chiesa non sta proprio simpatico a chi nello spogliatoio bianconero qualcosa ha vinto. La domanda più frequente è: “si atteggia a divo, ma in base a cosa?”

I risultati non erano più premianti e lo scenario è deflagrato giorno dopo giorno. Da qui l’altra voce che non è stata apprezzata dai cosiddetti antiallegriani del gruppo. «Per rendere competitiva questa squadra sono necessari almeno cinque innesti di prima fascia». Tesi condivisa anche da Allegri che non si è mai lamentato per le molteplici lacune della rosa. Per di più dopo aver perso Niccolò Fagioli e il già campione del mondo Paul Pogba. A Max sarebbe bastato avere il francese, il suo preferito, «mezz’ora a partita, perché sposta gli equilibri». Sappiamo come è andata a finire. Niente Pogba, che ha subito una mega squalifica, e dentro Alcaraz un giocatore che aveva militato nelle serie B inglese.

La situazione è talmente fuori controllo che alla Continassa c’è chi dice: “questa nave qui, in simili condizioni, non la governerebbe nemmeno Carletto Ancelotti”.

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