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Vessicchio: «Fui rifiutato dal Conservatorio, per questo ora aiuto i giovani» (La Stampa)

«La musica non inizia e finisce con l’esibizione sul palco: quello è un momento che affascina, perché vedi i risultati del tuo lavoro. Ma la musica è tanto altro: non altro, ma tanto altro».

Vessicchio: «Fui rifiutato dal Conservatorio, per questo ora aiuto i giovani» (La Stampa)

Beppe Vessicchio, 70 anni, ha accettato di entrare come insegnante nella Peparini Academy: la neonata scuola di musica e ballo fondata a Roma da Giuliano Peparini, ex coreografo di Amici. A La Stampa ha raccontato il motivo della sua scelta

«La musica non inizia e finisce con l’esibizione sul palco: quello è un momento che affascina, perché vedi i risultati del tuo lavoro. Ma la musica è tanto altro: non altro, ma tanto altro».

Per lei cos’è?

«Un’urgenza creativa. Nel momento in cui entri in confidenza con la tua voce o con uno strumento musicale, stai conquistando uno spazio tuo, puro e profondo, che non sarà mai minacciato dalle circostanze esterne».

Lei potrebbe lavorare solo con i big, invece investe sui giovani talenti. Perché?

«Vorrei dare loro quello che non ho avuto io. Sono nato in periferia e da ragazzo ho dovuto fare i salti mortali per studiare quello che desideravo. A 15 anni provai a iscrivermi in conservatorio ma non mi presero: l’ingresso era a numero ridotto e aveva la precedenza chi già studiava lì alle medie. Così mi sono dovuto iscrivere al liceo scientifico e, a latere, studiare musica. Fu davvero dura».

Poi Mormora che Sanremo 2026 possa non essere più targato Rai: che ne pensa?

«In passato avevano già provato a separare la kermesse dalla Ra ie non andò bene.Però oggi tutto sta cambiando, prenda l’Eurovision: era poco seguita, ora pur di parteciparvi molti artisti si propongono anche alla Repubblica di San Marino».

E se il segreto fosse il binomio Sanremo-Amadeus, più che la Rai?

«Amadeus ha fatto oggettivamente tanto. Io gli mossi qualche critica e ancora adesso penso che lo sbilanciamento verso l’attualità faccia bene più allo spettacolo che non alla comunità della musica. Amadeus poteva osare nell’inserire più classici. Tuttavia i dati sono incontrovertibili: dall’Auditel allo streaming, tutto dà ragione a lui»

 

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