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Conte: «Il mio Napoli avrà la faccia incazzata. Prometto serietà. Kvara rimane»

Conte: «A Napoli per il far diventare Napoli di nuovo un’alternativa credibile, l’anno scorso la squadra ha terminato a 40 punti dalla prima. Non possiamo competere per il monte ingaggi»

Conte: «Il mio Napoli avrà la faccia incazzata. Prometto serietà. Kvara rimane»

La presentazione di Antonio Conte come allenatore del Napoli è un evento che va oltre il calcio. Tutte le autorità cittadine saranno presenti alla conferenza stampa che l’allenatore del Napoli terrà a Palazzo Reale alle 15.15. All’elenco delle autorità, se non cadiamo in errore, mancano solo il procuratore Gratteri e l’arcivescovo di Napoli monsignor Domenico Battaglia.

Le parole del nuovo allenatore del Napoli, la presentazione di Antonio Conte

Lombardo introduce Conte:

«C’è un filo di emozione. Prima volta che ricevo questa presentazione, nonostante diversi anni di carriera nel calcio. Vi ringrazio, ringrazio Napoli. Di solito io prima di ricevere do qualcosa, qui è successo il contrario. Ho ricevuto entusiasmo e affetto e adesso non mi resta che dare, restituire».

Sale sul palco il presidente De Laurentiis:

«Grazie a tutti. Grazia al presidente De Luca e al sindaco. Si riparte da capo con grande entusiasmo e cercando di cancellare tutto quello che c’è stato. Noi a settembre compiremo 20 anni di nostra presenza a Napoli e quindi ci auguriamo altri 20 (non so se ci sarò), ci proveremo. Il direttore del teatro insieme al ministro Sangiuliano ci ha permesso di essere qui».

Può fare una promessa Conte di un certo tipo di atteggiamento in campo? L’identità del suo Napoli:

«Posso promettere serietà. Una parola che spesso viene sottovalutata. Serietà nel dare tutto per Napoli, il trasmettere quello che la mia avventura a livello lavorativo, la mia mentalità, nel trasmettere le mie idee calcistiche. L’obiettivo per un allenatore, al di là di riuscire a primeggiare, a fine stagione a scrivere la sttoria, quello di rendere orgogliosi i propri tifosi. Penso che alla fine il tifoso deve riconoscersi nella propria squadra. Il nostro obiettivo massimo è rendere orgoglio il tifoso. C’è la vittoria, c’è la sconfitta ma non ci deve essere l’attenuante di non aver dato il massimo. Daremo più del massimo, quindi grande serietà sotto i punti di vista».

«Napoli è una piazza passionale. La passione per il calcio e per la propria squadra. Dovremo alimentare questa passione, deve essere una responsabilità per noi e dobbiamo cercare di alimentarla».

Che facci avrà il Napoli di Conte? Il mercato sudamericano le interessa?

«Avremo una faccia incazzata. Deve essere chiaro perchè veniamo da un’annata in cui tante cose non sono andate per il verso giusto. Dobbiamo avere voglia di rivalsa in campo, sotto i punti di vista, a livello comportamentale anche. Per il mercato cercheremo di fare le cose migliori per non sbagliare e per avere calciatori che possano migliorare la rosa».

Altri contatti con altre società?

«Ho scelto Napoli per il progetto. Un contratto di tre anni, il presidente è stato molto chiaro. Il progetto sarà quello di cercare nel più breve tempo possibili di far diventare Napoli di nuovo un’alternativa credibile alle solite note. Io ho avuto dall’estero qualche proposta, anche interessante. Però c’era un discorso avviato con il presidente e c’era una promessa. Ci saremmo rivisti e a bocce ferme avremmo deciso se lavorare insieme oppure di continuare ognuno la propria strada. Abbiamo trovato la giusta quadra, nella voglia, nella determinazione e nell’ambizione. Abbiamo voglia di ricominciare, in primis il presidente per cercare di ridare di nuovo stabilità e costruire fondamenta solide».

Come l’ha convinta il presidente De Laurentiis? Che effetto le fa allenare al sud?

«Parli ad un uomo del sud. Sono nato a Lecce, conservo le mie origini. So cosa significa cosa rappresenta il sud del calcio. Per me è un ritorno a casa da allenatore di una grande squadra. Per me è una grandissima soddisfazione e un onore tornare al sud da allenatore di una squadra che rappresenta il sud».

Quanto tempo servirà per vedere qualche risultato?

«Il presidente ha parlato di ricostruzione e di ricreare di nuovo quelle fondamenta importanti per cercare di essere competitivi. Chi ha tempo non aspetti tempo. Se lei mi chiede, già domani io partirei subito a fare battaglia sotto tutti i punti di vista. Bisogna essere realisti, due anni fa si è vinto lo scudetto ma adesso si deve riflettere sul fatto che l’anno scorso la squadra ha terminato a 40 punti dalla prima, decimo posto e fuori dopo 14 anni dalle competizioni europee. Non bisogna mettere la testa sotto la sabbia, non bisogna pensare che si cambia allenatore e tutto diventa più facile. C’è un progetto, non possiamo competere con le solite note per il monte ingaggi, non possiamo competere per investimenti però noi possiamo competere creando delle basi solide con la cultura del lavoro. Voglia, determinazione, sacrificio. Quando ho detto amma’ faticà, è la verità in assoluto. Su questo non ci deve battere nessuno. Sulla voglia di vincere, ammazzare sportivamente chi ci sta davanti non dobbiamo essere secondi a nessuno. Cercheremo di accorciare i tempi, anche perché io non ho tanta pazienza».

«Stiamo gestendo insieme al club nel migliore dei modi. Io sono stato molto chiaro con il presidente. Prima di parlare di altri aspetti contrattuali ed economici, io ho voluto una sola rassicurazione che era quella che avrei deciso chi sarebbe rimasto e chi magari poteva anche prendere altre strade fuori da Napoli. Sono stato molto categorico. Se poi parliamo di progetti, di riscatto, di ricostruzioni e poi pensiamo di dar via i giocatori migliori, allora è un controsenso. Ho trovato condivisione al 200 per cento da parte del club. Ho parlato con i ragazzi, ho chiamato tutti. Ho sentito cosa avevano loro da dirmi e però alla fine se ci sono i problemi li risolvono perché la gestione è la mia. I giocatori che fanno parte del progetto saranno al 200% giocatori del Napoli. Deve essere chiaro a tutti. A Napoli non c’è nessuna confusione, c’è chiarezza di idee. Noi sappiamo cosa fare e lo faremo».

Prende la parola il presidente:

«Chiaro che si riferiva a due soggetti: Kvara e Di Lorenzo. Di Lorenzo è un giocatore straordinario, un uomo straordinario di grande livello. Io posso capire che si sia sfastidiato nelle ultime partite. Probabilmente si è sentito un momento abbandonato. Gli ho spiegato che non era possibile abbandonare uno come lui. I giocatori sono comunque dei ragazzi giovanissimi, molto spesso sono carichi e altre volte si posso scaricare. Speriamo che con questo Europeo, dopo il fortunoso pareggio, ritorni una certa serenità. Per Kvara mi siederò con Manna e con il ragazzo e il suo agente. Gli faremo una proposta di cambiamento contrattuale, i problemi non li vedo per lui. Poi si può dire tutto, ci pouò essere pure chi contro la legge fa offerte e contratti ai giocatori senza consultare il club. Nei miei 75 anni non mi meraviglio più di chi è scorretto, io cerco sempre di essere corretto».

Conte ha parlato con Osimhen?

«Sottolineo un fatto. Di Lorenzo oltre che essere un giocatore top, io lo considero veramente una persona molto perbene. Lo stesso dicasi per Kvara. Penso che l’anno scorso sia stata un’annata dove la frustrazione ha portato a situazioni che non erano proprio… i calciatori sanno che ci stanno le difficoltà, siamo tutti uomini, bisogna rimboccarsi le maniche tuti insieme con stima e fiducia. Quest’anno deve essere la stagione di rivalsa. Per quanto riguarda Osimhen, sapevo benissimo la situazione. Ci sono degli accordi precedenti, una situazione totalmente diversa rispetto alle altre. Io assisto, poi sei mi chiedete del calciatore stiamo parlando di un calciatore eccezionale».

Su Meret:

«L’ossatura della squadra comprende anche difensore centrale e centrocampista. Per Meret, è il nostro portiere, gode della massima fiducia. Ho già parlato con lui, sa benissimo quali sono oggi le mie richieste personali nei suoi confronti, stiamo parlando di un portiere che ha grande potenzialità. Al tempo stesso c’è anche Caprile, lo stavo seguendo perché sta facendo un percorso importante. Noi abbiamo la fortuna di poter contare su due portiere che possono essere il presente e il futuro del Napoli».

Esperienze simili?

«L’unica esperienza in comune è il Chelsea. Due anni prima aveva vinto lo scudetto. Penso che sia stato fatto veramente qualcosa di irripetibile. In Premier ci sono super potenze e quindi riuscire dal decimo posto a vincere la Premier è stato incredibile. Quello che non posso promettere è sicuramente la vittoria, perché ne vince solo una. Posso promettere che inizieremo un percorso dove noi saremo competitivi per la vittoria. Testa bassa e pedalare. Oggi bisogna parlare poco, tutti. Sono una persona del fare. Dire o cercare di vendere aria fritta, non è il mio stile. Non sono neanche tanto paziente».

«Che Napoli sia una città bellissima è evidente. Napoli in questi ultimi anni sta crescendo in maniera esponenziale. Sicuramente il calcio è un veicolo trainante per la città. La passione che c’è a Napoli ci sarà sempre al di là di allenatori e calciatori. Napoli è malata di calcio, in senso positivo. Noi siamo partecipi del progresso della città e cercheremo con il calcio di coinvolgere sempre id più il popolo napoletano. Dobbiamo solamente assecondare questa passione».

Questa è la sfida più affascinante di Conte?

«Una sfida che arriva la momento giusto. Penso di essere un allenatore che comunque ha maturato esperienze che lo portano ad affrontare questa affascinate sfida con grande voglia. Paura? Paura di che. Per me è un piacere sapendo le difficoltà della sfida. A me non ha regalato niente nessuno. Io ho conquistato tutto sempre con il sudore, con il sacrificio, con la fatica. Cerco di trasmetterlo a mia figlia, ai miei calciatori. Perché noi dobbiamo capire che abbiamo la fortuna e il privilegio del talento ma senza voglia di lavorare e senza a volte l’ossessione di migliorarsi… io so che questa esperienza arriva nel momento giusto per me come persona. Ho voglia di godermi questo entusiasmo e cercare di ricambiare».

«C’è tanta voglia di iniziare. Bisogna essere freddi e analitici rispetto alla passata stagione. Noi come rosa di giocatori comunque la maggior parte di loro verrà confermata. Sono validi sotto tutti i punti di vista. Cercheremo di fare quelle cose, che non saranno tante, ma mirate affinché ci possano portare dei benefici e a rinforzarci. Quando parlavo di costruire base solide, le competenze sono importanti. Io so anche che, forse il mio più grande pregio, posso migliorare i giocatori. Qui a Napoli posso contare su una buona base. Lukaku? Sta parlando di un calciatore forte, come Osimhen. Non c’è nessun commento da fare, solo da ammirarli quando giocano. Uno spera sempre di averli dalla propria parte e mai contro».

Quale reparto rinforzare? Buongiorno obiettivo del Napoli?

«I numeri spesso non dicono la verità ma fanno fare delle riflessioni. Ha preso 48 gol, decima peggior difesa del campionato. Stranamente siamo finiti decimi. Il dato che lascia sconcertati è che noi abbiamo subito 27 gol in casa, la peggior difesa in casa. Bisogna trovare equilibrio, non ho mai visto qualificazioni in Champions di squadre che prendono tanti gol. Il troppo non porta da nessuna parte. Dobbiamo fare delle riflessioni, perché quando prendi gol non è solo questioni di difensore e portiere. Tutta la squadra lavora, o non lavora, in fase difensiva e offensiva. Noi sicuramente vogliamo portare dei correttivi, girano tanti nomi, cercheremo di trovare il profilo migliore. Rispettando sempre determinati parametri. La difesa cercheremo di fare qualcosa, sia da un punto di vista tattico e di cambio di uomini per dare più equilibrio e sostanza».

Sul passato:

«Ormai è passato. Però penso che nei momenti di difficoltà, ogni tanto bisognerà vedere. Scurdammoci o passato è giusto però penso che il dolore ce lo dobbiamo portare un po’ dentro. Ci aiuterà quest’anno a fare qualcosa in più, questo è fuori dubbio. Dal punto di vista tattico, le caratteristiche dei calciatori sono molte importanti. L’allenatore bravo è quello che mette i calciatori nelle migliori condizioni, non andrò mai dietro a una mia idea per snaturare i calciatori. Da un punto di vista tattico saremo molto duttili, poi ci voglio lavorare. Io sto parlando di cose viste in televisione, quando io li ho sottomano percepirò veramente la forza e le caratteristiche dei giocatori. Qualche idea ce l’ho già».

Quanto è utile non avere le coppe?

«Io faccio lavorare il giusto. O sono altri che non lavorano. Rispetto a quello che facevo io da calciatore, oggi facciamo un terzo. Il pallone viene utilizzato di più oggi. A volte la fatica bisogna farla, bisogna sentirla. Perché nella fatica impari a conoscere te stesso, a leggere lo stress, la pressione la difficoltà. Dietro il metodo c’è una filosofia che ho comunque creato dopo 15 anni di carriera calcistica. Noi lavoreremo il giusto».

Ancora su Kvara:

«Rimane. Non ci devono essere perplessità. Non vorrei neanche che in futuro ci fosse il solito ritornello. Kvara è un giocatore che ha delle caratteristiche importanti. Ce ne sono sempre di meno con queste caratteristiche. Non è un capriccio volerlo tenere, è veramente forte. Nell’uno contro uno, ma è anche un giocatore che se viene dentro è anche un fantasista. Crea situazioni da gol e da assist. Quello che faremo con lui sarà esaltare le sue caratteristiche. Se Kvara lo tieni sempre dentro al campo un po’ lui perde quella sua libertà mentale. Noi dobbiamo assecondare le sue caratteristiche e faremo questo. Abbiamo giocatori che hanno capacità di saltare l’uomo e di giocare dentro al campo. L’idea tattica è molto chiara. Dovremmo solo decidere quando difendere a cinque. Poi la costruzione sarà sempre molto simile».

Ibra l’ha definita un manager:

«Non sono stupito. Io rispetto tutti, non ricordo bene cosa abbia detto. Io mi considero un manager da un punto di vista tecnico, gestionale, dell’allenamento. Voglio avere voce in capitolo. A volte questo può dare fastidio».

Raspadori e Folorunsho: li farà diventare importanti?

«Si, assolutamente. Il compito mio non riguarda solamente loro. L’obiettivo mio è cercare di migliorare tutti i calciatori della rosa. Finché non smetti di giocare, fino all’ultimo giorno ha possibilità di migliorare. Ho sentito entrambi. Folorunsho ha fatto un percorso importante, a Bari sfiorando la promozione, al Verona è stato importante per la salvezza. Ha qualità fisiche impressionanti, è uno di quei giocatori che sono curioso di conoscere. Raspadori ha grandi qualità tecniche, ha grandi margini di miglioramento. Ho veramente necessità e voglia di conoscerli quanto prima. L’importante è che ci sia la voglia di migliorare».

La prima scossa di Conte:

«La scossa la si dia sempre con l’esempio. Chi è a capo di un gruppo, dovrebbe essere un leader. E la leadership te la conquisti con l’esempio, non chiedendo. Io sono pronto a dargli tutto, a proteggerli e mettermi davanti a tutto. Però loro mi devono dare tutto. Questa la base proprio del rapporto. Una cosa che mi fa arrabbiare è quando non trovo corrisposto nella maniera giusta. Questo mi fa capire che alcuni non sono adatti al mio modo di pensare. C’è un percorso da fare tutti insieme, all’inizio sono tutti disponibili. Poi ci sono le cadute, la fatica, il sudore. Io mi auguro di trovare calciatori pronti a voler seguire questo percorso, perché una volta arrivati alla fine, sicuro che non lo abbondoni più il metodo».

Cosa deve fare nell’immediato Conte?

«Bisogna essere equilibrati e trovare una giusta via di mezzo nello spiegare perché due anni fa si è vinto il campionato e l’anno dopo si è arrivati decimi. Quest’anno sarà per forza di cose diverso. Il Napoli si è trovato a gestire la vittoria ed è diverso rispetto a piazzarsi secondo, terzo, a qualificarsi in Champions. Quando vinci le dinamiche cambiano tutte, ci sono onori ma ci sono anche oneri da affrontare. Dovremo far tesoro dell’anno scorso per capire che la vittoria la dobbiamo cercare quanto prima e poi essere più bravi a gestirla. L’anno scorso secondo me la gestione della vittoria non è stata una buona gestione sotto tutti i punti di vista. Altrimenti non ti spieghi perché ci sia stata questa annata. Si vince tutti, l’anno scorso tutti hanno perso. Nessuno deve scendere dal carro, sia in caso di vittoria che in caso di sconfitta. Vedremo di fare il nostro meglio, facendo anche tesoro delle cadute. Sono sicuro che tutte le componenti avranno fatto tesoro, poi ti prepari per un nuovo cammino e mi auguro per una nuova vittoria».

Che messaggio manda agli avversari?

«Adesso non è il momento di parlare. Oggi potevo dire tante di quelle fesserie che ci tornerebbero in facci quanto prima. Oggi è il momento di fare per tutti. Posso dire solo questo. Dobbiamo avere dentro quella voglia di rivalsa. Ha dato fastidio a me quello che è successo a Napoli l’anno scorso, immagino all’interno che voglia di rivalsa ci sia. Non rinnego quello che ho detto otto mesi fa a Trento. Non sonio venuto qua solo per fare la statuina del presepe insieme al presidente. Detto questo è un onore far parte della storia di Napoli anche con la statuina del presepe, mi emoziona. Ho ricevuto tanto, ma non ho dato ancora niente. Ed è la prima volta che accade questo, sono in forte debito nei vostri confronti».

Il Napoli viene da anni di gioco spettacolare, il Napoli di Conte come si colloca idealmente?

«Non mi sento di condividere o di sentire. Giochista, risultatista, sono più da giornali. L’obiettivo principale è riuscire a entrare nel cuore dei tifosi. Comunque poi, alla fine, abbiamo scritto qualche pezzo di storia. Possiamo parlare di tutto, poi ti giri e vedi 22/23 Napoli, 23/24 Inter. Questo sia molto importante. Si va dietro al fumo tante volte, io sono per la praticità e di solito quando le mie squadre hanno vinto lo hanno fatto come miglior difese e primo o secondo attacco, producendo sempre qualcosa di bello. Ripeto, il calcio oggi, l’allenatore bravo è quello che coniuga bello al risultato finale».

Cosa promette a De Laurentiis?

«Le promesse fatte a voi, sono anche promesse al presidente. Lui è il primo tifoso del Napoli, è colui che in prima persona ne risponde soprattutto dal punto di vista economico. La promessa che posso fare è quella di dirgli sempre la cosa che penso. Io non cambierò il mio modo di essere. In questi giorni penso che abbia apprezzato questa mia spontaneità, questa mia voglia di essere diretto. Io non mi fa impazzire tante chiacchere, io sono uno di sostanza. Anzi oggi mi sto dilungando molto perché mi devo fare conoscere però più facciamo, meno parliamo, meglio è».

Conte pacificatore. Che si fa con chi non ha voglia di restare?

«Mi auguro, anche che possa cambiare, che Napoli vengo visto non come una squadra di passaggio, ma come una meta. Altrimenti continuiamo a fare discorsi su discorsi. Il calciatore deve venire a Napoli perché sa che lotterà per qualcosa di grande ogni anno. Se ogni anno a uno gli vinee il mal di pancia, se uno non è contento poi sta con me, ogni giorno a fianco, gli racconto due cose, magari mi faccio aiutare. Sto discorso “non contento” non lo accetto e non lo accetterò mai. Se qualcuno non è contento, lo metto al mio fianco. Tutte e due troveremo qualcosa da fare per divertirci».

Prende la parole De Laurentiis:

«Quando all’inizio della mia esperienza calcistica, c’erano cose per me inconcepibili. In Inghilterra, incontravi il Manchester United che all’epoca era la squadra più vincente, c’era Ferguson che era anche il manager. Poiché Conte ha fato la sua università in Inghilterra per ben due volte, lui ha acquisito lo status di manager. Lui ha un’idea a 360 gradi affinché anche le piccole cose messe nel modo giusto contribuiscono al successo dell’impresa. Quindi lui è un uomo di impresa, per questo sono molto felice. Lui interpreta questa idea di essere allenatore e manager. Quando io ho detto che sono tutti cedibili, stavo rispondendo a un’intervista. Si tratta di una massima che vale sempre. Tutti hanno un contratto che può scadere e quindi una convenienza più o meno possibile. Ma poiché il nostro capitano ha almeno altri cinque anni con noi, e poiché è un uomo con gli attributi e con il cervello, è un uomo a cui tengo molto. Qua ci sono due persone che hanno dimostrato di riuscire a fare delle cose complicate in posti complicati».

«Io credo di farvi divertire nei prossimi vent’anni perché sono indipendente»

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