Al CorSera: «Per 15 giorni ho vissuto in un seminterrato. Poi mi ospitò un’amica in Accademia. Vivevo di pane e teatro»
L’attore Alessandro Preziosi, protagonista della commemorazione di Matteotti, aprirà il Festival di Borgio Verezzi con il melologo tratto dall’opera Moby Dick di Herman Melville, nell’adattamento di Tommaso Mattei. L’intervista al Corriere della Sera.
«Ho scelto questo testo prima di tutto perché appartiene alle mie prime letture preferite nell’adolescenza e poi, da buon napoletano, ho vissuto sin da bambino su ogni tipo di imbarcazioni: piccole, grandi, a vela, a motore, ho fatto le più diverse, lunghe traversate, quindi il mio omaggio a Moby Dick rientra nella mia esperienza vissuta e nel mio immaginario. Un’ora di melologo che profuma di mare, un discorso che parla ai pesci».
Alessandro Preziosi: «Ero un ragazzo: mangiavo pane e teatro»
I genitori volevano facesse l’avvocato ma lui voleva recitare. Quando lo comunicò ai suoi genitori, non ne furono tanto felici…
«Era un’estate a Capri nel 1998. Ricordo che mio fratello, assistendo al mio discorsetto, scoppiò a ridere, mentre papà e mamma mi guardarono seri e risposero: sappi che quando deciderai di superare la soglia di casa non sarà semplice tornare indietro. Una minaccia, una sfida da parte loro: ho raccolto il guanto di sfida, che mi ha spianato la strada, perché dovevo dimostrargli che ce l’avrei fatta. Devo ringraziarli: quella loro frase la potrei mettere sulla mia futura tomba».
Da Napoli scappò a Milano…
«Per frequentare l’accademia dei Filodrammatici. Un’amica di mia madre mi dette la possibilità di adoperare un suo seminterrato, vicino allo stadio di San Siro, ma mi fulminò con un altro ultimatum: ti do 15 giorni di tempo, poi trovati un’altra sistemazione. Pensai: accidenti che bella accoglienza!».
Dopo l’ultimatum, finì a dormire sotto i ponti?
«Per fortuna un’amica in Accademia mi accolse in casa sua per un anno, ma non ero preoccupato, ero un ragazzo: mangiavo pane e teatro».