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Asllani: «Mio padre arrivò in Italia col gommone, ma non ho mai pensato di lasciare l’Albania»

Al CorSera: «Ho festeggiato quando gli Azzurri hanno vinto l’Europeo, domani per me non sarà un match normale. Loro sono favoriti, ma noi daremo il massimo».

Asllani: «Mio padre arrivò in Italia col gommone, ma non ho mai pensato di lasciare l’Albania»
Mp Milano 20/08/2022 - campionato di calcio serie A / Inter-Spezia / foto Matteo Papini/Image Sport nella foto: Kristjan Asslani

Kristjan Asllani, centrocampista dell’Inter e della Nazionale albanese, intervistato dal Corriere della Sera.

Asllani: «Mio padre è arrivato in Italia col gommone, ma ho sempre voluto giocare con l’Albania»

Per lei, arrivato a Buti in provincia di Pisa quando aveva due anni, Italia-Albania di domani sera non può essere una partita normale…

«Direi una bugia se raccontassi che lo è, anche perché gioco contro tanti compagni di squadra. Peccato solo per il girone durissimo, ma vogliamo fare bene e aprire un ciclo per provare a qualificarci al Mondiale. C’è un bel mix di vecchi e giovani».

Il cuore di Buti sarà diviso?

«Secondo me prenderò tante offese. Ma ci sono anche tanti altri albanesi nella zona. Di sicuro sarà una bella partita e non vedo l’ora di giocarla».

L’Italia fa bene a preoccuparsi per questa Albania rampante?

Asllani: «Il c.t. Sylvinho ha portato entusiasmo, fiducia nei nostri confronti, voglia di crescere. Il gruppo con lui è cambiato e sono arrivati i risultati. Non so se l’Italia deve preoccuparsi, ma daremo il massimo per i nostri tifosi che saranno tantissimi».

Lei quando l’Italia ha vinto l’Europeo cosa ha fatto?

«Sono stato in piazza, coi miei amici che festeggiavano».

I suoi genitori le raccontano della loro vita in Albania e dell’arrivo in Italia?

«Sempre. Mio padre è arrivato in Italia con il gommone e mi racconta quanto fosse dura la vita in Albania. Mia madre mi ha avuto a 18 anni e non è stato facile. Hanno sofferto tanto e quello che hanno fatto per me e mio fratello Leonardo che ha 13 anni non ha prezzo: sento di non poterli ripagare, ma ci provo. Quando ho firmato per l’Inter ho portato tutti con me a Milano, anche perché parlano tutti bene della città, ma a 21 anni viverci da solo sarebbe stato un casino. Mia mamma lavorava in una fabbrica di dolci, mio padre per l’azienda degli acquedotti e d’estate stava tutto il giorno al sole: adesso la vita è cambiata».

Fino a tre anni fa d’estate serviva ai tavoli alla «sagra dello stringozzo alla cinta senese»: più complicato fare slalom tra la gente con i piatti in mano o giocare titolare a Firenze una partita chiave per lo scudetto?

«Più difficile giocare quella partita, perché la sentivo molto, non giocavo dal primo minuto da diverso tempo e la Juve era molto vicina a noi: c’era un po’ di stress».

Giocare poco non è facile…

«Ho capito che anche se giochi tre minuti, devi farti trovare pronto. Ma sono migliorato anche nella fase difensiva, sulla quale ho lavorato tanto. E nel gioco con la palla: stando con i campioni migliori in tutto».

Ha mai avuto la possibilità di giocare per le giovanili azzurre?

«A Empoli era venuto il c.t. dell’under 21, ma non ho mai ricevuto una chiamata. In ogni caso non avrei cambiato: mi ritengo albanese ed è giusto che giochi per l’Albania».

Un’Italia con il blocco Inter è ancora più pericolosa?

«Sì. E chiaramente è favorita».

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