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Calzona: «A Napoli mia figlia di sei anni mi domandava spesso perché non vincevamo»

Al Corriere dello Sport. Di Kvara dice: «tanti giocatori di qualità hanno una partecipazione attiva e sistematica alla fase di non possesso. Kvara solo occasionalmente»

Calzona: «A Napoli mia figlia di sei anni mi domandava spesso perché non vincevamo»
Slovakia's coach Francesco Calzona looks on during a press conference ahead of the EURO 2024 first round group A qualifying football match between Portugal and Slovakia at the Dragao stadium in Porto on October 12, 2023. (Photo by MIGUEL RIOPA / AFP)

Calzona: «A Napoli mia figlia mi domandava spesso perché non vincevamo». È un estratto dell’intervista che Calzona, ct della Slovacchia, ultimo tecnico del Napoli nella stagione sciagurata, ha concesso a Ivan Zazzaroni direttore del Corriere dello Sport. Parla anche di sua figlia Giada (“Giadina”) che ha sei anni. «È arrivata tardi». Lui ne ha 55.

Parla di Kvaratskhelia.

«Avevo pochissimo tempo a disposizione e urgenze di squadra e classifica, non mi sono potuto occupare dei problemi personali di questo o quel giocatore».

Allora descrivimelo tecnicamente. Cosa gli manca per diventare un top player?

Calzona: «Lo state vedendo anche in questi Europei, tanti giocatori di qualità hanno una partecipazione attiva e sistematica alla fase di non possesso. Kvara solo occasionalmente. E poi deve imparare a sparare meglio le sue cartucce nei trenta metri e a risultare più produttivo a centrocampo. Se riuscirà a correggere questi tre punti vincerà il Pallone d’oro, ne sono certo».

L’esperienza di Napoli ti ha tolto qualcosa?

Calzona: «Se l’arco temporale è da giugno a giugno posso solo ritenermi più che soddisfatto. Ad ogni modo non ho intenzione di allenare fino a 70 anni».

Dite tutti così.

«Sto troppo poco con mia figlia e mi piacerebbe vederla crescere. Non ho l’ambizione di diventare milionario, mi basta quello che ho… Giada è pazza del Napoli e della Slovacchia».

Quanti dolori le hai procurato in quei tre mesi…

Calzona: «Mi domandava spesso perché non vincevamo, la risposta la tenevo per me, non le racconto favole».

Calzona: «Cosa lascio a Napoli? Purtroppo la prima cosa che si guarda sono i risultati»

Calzona a Dazn: «Cosa lascio a Napoli? Purtroppo la prima che si guarda sono i risultati». Qui la conferenza stampa del tecnico del Napoli. Ecco le risposte del tecnico.

Una serata che rappresenta tutta l’annata, il gol non è arrivato come non è arrivato l’obiettivo.

Calzona: «È l’annata. È stata una partita sulla falsariga delle altre. Non voglio essere ripetitivo. Posso dire che mi dispiace tantissimo per i tifosi».

Ambiente complesso sugli spalti, striscioni, cori.

«I tifosi hanno fatto una protesta civilissima, non c’è niente da dire, ci hanno aiutato fino all’ultimo, nonostante le prestazioni non erano di livello. ragazzi molto dispiaciuto per la stagione e la partita».

Il capitano Di Lorenzo è stato in parte fischiato.

Calzona: «Giovanni è un ragazzo fantastico, professionista serio, grandissimo giocatore, ottimo rapporto. Ho solo bellissime parole per lui, veramente se le merita. Quel che sarà, non lo so. Ha dato tutto. È stata una stagione negativa per tutti, compreso lui ma ha dato il 100%».

Osimhen.

«Si può parlare di tantissimi calciatori che hanno dato tutto. Lo stesso Lobotka. Anche chi ha giocato meno. Simeone è un professionista serio, si allena due mila all’ora, Sotto il profilo dell’impegno non posso dire nulla a nessuno».

«La prima cosa che si guarda sono i risultati. Ce l’ho messa tutta, la squadra ha provato a seguirmi, non c’è mai stata una discussione a differenza di quel che si dice, solo confronti come avviene ovunque. Nessuno ha mai sgarrato, tutti mi hanno portato rispetto. Spero di lasciare professionalità che non è stata ripagata dai risultati».

Calzona: «Sono state riferite tantissime di quelle cose che se fosse vero solo il 2%. Uno di questi gossippari ha detto che non alleno la Slovacchia, sarei il secondo, per mantenere lo stipendio hanno bisogno di gente che clicca. Accettiamo anche questo ma nella mia gestione non è successo niente di particolare. Normalissimi confronti».

«Sapevo che sarei tornato ad allenare la Slovacchia. Non rinnego niente, lo rifarei centomila volte. da domani inizierò a pensare alla Slovacchia e all’europeo».

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