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Casini: «La Serie A ha bisogno di campagne di comunicazione per debellare il razzismo»

Al Festival della Serie A: «Non può farcela da sola. Bisogna già diffondere cultura e rispetto nelle scuole. Il Daspo per il momento sta funzionando bene».

Casini: «La Serie A ha bisogno di campagne di comunicazione per debellare il razzismo»
Db Milano 30/06/2022 - assemblea ordinaria Lega Calcio Serie A / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Lorenzo Casini

Intervenuto al Festival della Serie A, il presidente della Lega del maggior campionato italiano Lorenzo Casini ha parlato del problema del razzismo.

Casini: «La Serie A non può farcela da sola a debellare il razzismo»

«Il razzismo è un fenomeno da debellare, da estirpare ed è inaccettabile in qualsiasi società, ma la Serie A da sola non potrà mai farcela. L’elemento sanzionatorio, su cui Serie A ha insistito molto, insieme alla Federazione, è una parte importante ma insufficiente, quindi bisogna lavorare moltissimo con campagne di comunicazione. Quindi la promozione dell’importanza di tenere lontano questo, che è un male diffuso nella società, non solo nello sport, ma anche qui torno a dire lavorare con scuole diventa essenziale per diffondere la cultura del rispetto. Già il Daspo funziona bene, guardando i numeri, è sempre più applicato e quando si tratta di comportamenti razzisti il Daspo viene sempre comminato con la pena più alta. Lo strumento repressivo e sanzionatorio funziona».

Il presidente della Lega Serie A e l’agenzia governativa

Al termine dell’incontro con il ministro Abodi:

«La Lega Serie A resta contraria all’Agenzia governativa, che è una ingerenza della politica e i rischi delle ingerenze sono sempre negative. Ma il ministro Abodi ha dato tempo per discutere dei correttivi».

La risposta al Foglio Sportivo delle accuse di Gravina:

«Parlare di derive autoritarie mi ha colpito, quando si fa parte dell’associazionismo servono altre sfumature. È particolare che fino a qualche mese fa la federazione era considerata immobile, adesso ha approvato delle riforme all’unanimità ed è diventata autoritaria. Se si confonde l’attività con l’autoritarismo si fa confusione. Abbiamo una serie di norme, compresa la legge Melandri e la legge 91 del 1981: non confondiamo l’applicazione di principi democratici con la necessità di superare un muro».

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