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Cinquant’anni fa il primo Roland Garros di Borg, “solo Panatta e McEnroe riuscivano a giocarci”

L’Equipe celebra l’anniversario: “Il suo top spin fu una rivoluzione, avrebbe cambiato tutto. Era ingiocabile”

Cinquant’anni fa il primo Roland Garros di Borg, “solo Panatta e McEnroe riuscivano a giocarci”
Sweden's tennis player Bjorn Borg hits a forehand in his match against Italian Corado Barazzutti here 4 june 1980 durng the Men's French Open quarter finals at Roland Garros Stadium. (Photo by GABRIEL DUVAL / AFP)

Il 16 giugno 1974, trentuno anni prima della prima vittoria di Rafa Nadal, Björn Borg si prese il primo dei suoi sei titoli al Roland Garros: 1974 poi 1975, 1978, 1979, 1980 e 1981. Aveva 18 anni. Un record di precocità che durerà fino all’avvento di Mats Wilander (17 anni), nel 1982. “In Svezia si nasce più giovani che altrove”, scrive L’Equipe nell’articolo che gli dedica per il cinquantennale, come già aveva fatto il New York Times.

Borg nel 74 non era uno sconosciuto: aveva già vinto a Montecarlo e a Roma per esempio, era il numero 8 d’una classifica mondiale guidata John Newcombe, però “rivoluzionò il gioco e le sue geometrie”, scrive il quotidiano francese. Che sente un po’ di ex avversari, a testimoniare di quanto le inedite rotazioni di Borg fossero un’esplosione per lo sport.

“Allargava le dimensioni del campo”, spiega Jean-Paul Loth, allora allenatore della Francia. “Dovevi giocare spostato due metri fuori dal campo, sia in lunghezza che in larghezza. Dato il rimbalzo, nessuno sapeva davvero come attaccare quelle palle. Abbiamo visto cosa è stato, anni dopo, con Nadal. La sua palla ti schizza in faccia, devi fare un passo indietro. L’unico che capì qualcosa della storia fu McEnroe. Ma prima di lui tutti si sono rotti il ​​naso. Tranne Panatta, strepitoso contro di lui al Roland nel 1973 (ottavi) e 1976 (quarti)”.

“Era un rullo compressore che ti portava fuori dal campo lateralmente e in profondità”, conferma Georges Goven, battuto dallo svedese nella semifinale di Monte Carlo 1973. “Di fatto, ha dato vita a una nuova forma di tennis che prefigurava la scuola svedese degli anni ’80 e quella spagnola degli anni ’90, con prese sempre più chiuse sul diritto per far girare la palla. È stato lui a inoculare questo virus. I giocatori di oggi hanno amplificato questo sistema di gioco. Andres Gimeno, che vinse il Roland nel 1972, non ha mai giocato un tiro in topspin in vita sua”.

E Borg giocava in top con una specie di mazza da baseball… “La gente non si rende conto del peso che può avere una pallina quando arriva nella racchetta“, sottolinea Jean-François Caujolle, che affrontò tre volte lo svedese, prima di diventare anni dopo il direttore del torneo di Marsiglia. Il colpo di Connors non aveva peso. Con Borg, invece, c’erano sia peso che portanza. Avremmo dovuto giocare tutto al volo ma sarebbe stato un suicidio. L’unico che ci riuscì davvero fu McEnroe. Ma parliamo di un talento straordinario”.

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