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Conte, ovvero come comportarsi quando uno juventino sceglie il Napoli

Siamo tutti d’accordo quando da Napoli si trasferiscono a Torino (di notte, via Londra eccetera) ma ci sono distinguo in direzione contraria. Noi la pensiamo così

Conte, ovvero come comportarsi quando uno juventino sceglie il Napoli
Juventus' former Italian player Antonio Conte takes part in the "Together, a Black & White Show" event, the first Juventus party dedicated to all its fans, at the Pala Alpitour in Turin, on October 10, 2023. (Photo by MARCO BERTORELLO / AFP)

Conte, ovvero come comportarsi quando uno juventino sceglie il Napoli

C’è una vecchia barzelletta che fa più o meno così:

Un anziano tifoso del Napoli, oramai in fin di vita, chiama al proprio capezzale il figlio e con un filo di voce gli dice “Guagliò, ti devo chiedere una cosa. Ho un desiderio: sto per morire e vorrei farlo indossando la maglia della Juventus”.

Il figlio, sgomento e incredulo, non sa che rispondere. Attribuisce la strana richiesta alla malattia oramai avanzata, all’età. Non se la sente di dire no, ma neppure di dire sì. Tergiversa.

Il padre, però, incalza: “Avrei anche un altro desiderio: sulla bara, in chiesa, metti una bandiera della Juventus”.

Al figlio sembra sinceramente troppo e sbotta: “Papà, ma hai sempre tifato per il Napoli, abbiamo passato centinaia di giornate allo stadio, abbiamo pianto e gioito per il Napoli, ora che ti è preso?”

“Figlio mio, oramai è certo: devo morire. E non è meglio che muore uno dei loro invece che uno dei nostri?”

Naturalmente esiste in varie versioni e gira da molto tempo in mezza Italia. La metà non bianconera, appunto.

Potremmo dire che, dopo il tifo per la propria squadra, l’antijuventinismo è il sentimento più diffuso e puro e sincero che è possibile trovare girando per stadi e campetti dell’oratorio.

Non voglio indugiare sulle fondatissime e antichissime ragioni che hanno nel tempo alimentato questo sentimento, ragioni che vanno dallo strapotere economico alle indulgenze arbitrali, dai processi per doping a quelli sulle plusvalenze, ma vorrei provare a buttare giù qualche semplice regoletta base da seguire, una mini ermeneutica dell’antijuventinismo militante.

La ragione è semplice: Antonio Conte, a lungo giocatore, capitano e allenatore dei bianconeri, è ora approdato al Napoli. E noi antijuventini come ci dobbiamo comportare con lui?

Lo dobbiamo accogliere come se nulla fosse? Dobbiamo dimenticare i suoi trascorsi? Gli dobbiamo chiedere qualche prova di redenzione? Un’abiura? Oppure vale il detto “Semel juventino, semper juventino”?

Sentirlo pronunciare le parole “Forza Napoli”, lo confessiamo, ci ha fatto un po’ impressione. E poi mancava il “sempre” d’ordinanza. Un caso? Una semplice dimenticanza?

Mentre ci riflettiamo, ci rendiamo conto che forse è il caso di stabilire qualche canone, anche perché oggi non è più come una volta quando i “tradimenti” erano eccezionali. Zoff e Altafini core’ngrato appartengono ad un’epoca in cui ti potevi permettere di “odiare” un calciatore juventino senza troppi problemi, tanto Boniperti o Cabrini o Gentile, potevamo esserne certi, con la maglia azzurra non li avremmo mai potuti vedere.

Ma siamo nella terza decade degli anni 2000, un tempo in cui i partiti sono liquidi, l’elettorato è mobile, i sessi fluidi e anche le appartenenze calcistiche non sono più quelle di una volta.

Il venir meno dei dogmi e delle certezze destabilizza, per questo è necessario fare un po’ di ordine.

Innanzitutto facciamo un piccolo test:

Se senti nominare Magath ti scappa un sorriso?

Se, durante una conversazione qualunque, spunta fuori Cardiff un piccolo brivido di piacere scorre lungo tutto il tuo corpo?

Almeno un paio di volte all’anno ti riguardi la punizione che Diego il 3 novembre 1985 infilò alle spalle di Tacconi?

Se hai risposto “sì” a tutte e tre le domande, sei dei nostri: Antijuventino doc.

Le nostre regole in materia di trasferimenti:

  1. non si perdona chi va via dal Napoli per andare alla Juventus;
  2. possiamo essere appena appena un po’ più teneri se sei andato alla Juventus perché uno stalker a Napoli ti stava rovinando la vita;
  3. nessuna pietà, invece se passi prima per Londra e poi una volta a Torino dici che quando parlavi degli aiuti arbitrali alle strisciate ti riferivi a Milan e Inter;
  4. altrettanta nessuna pietà se te ne vai di notte, dopo aver fatto le visite mediche di nascosto e dopo aver detto ai tifosi del Napoli “non vi preoccupate”;
  5. disistima massima se vai a Torino, confessi che sei sempre stato juventino e che da bambino facevi i pellegrinaggi in autobus per andare a vedere i bianconeri.

Fin qui, spero, siamo tutti d’accordo e lo siamo perché si tratta di tradimento in piena regola, di gente che per soldi o, peggio, per brama di vittoria “costi quel che costi” è disposta a passare al “nemico” senza farsi scrupoli.

Ma se questo è vero, nei confronti di chi compie il viaggio al contrario, quelli che da Torino vengono a Napoli, i Sivori, Zalayeta, Penzo, Di Canio… questi li dovremmo accogliere a braccia aperte, no?

Antonio Vojak che è ancora il settimo miglior marcatore del Napoli e che ha anche allenato gli azzurri mica ce lo ricordiamo come ex juventino?

Certo, preferiremo sempre chi con il bianco e nero non ha mai voluto avere niente a che fare (nemmeno per una foto a centrocampo, vero Pocho?), ma se penso a come si sentono oggi i non colorati nel vedere Conte sulla nostra panchina, lo confesso, un po’ di piacere lo avverto.

E se poi quell’ex juventino dovesse alzare una coppa vinta proprio contro la sua ex squadra? Se al posto di Mazzarri nel 2012 o di Benitez a Doha o di Gattuso nel 2020 ci fosse stata una ex bandiera bianconera, ciò non avrebbe aggiunto ancora un po’ di felicità a quella generata dalla vittoria?

E se quel tricolore che ora si trova tatuato sull’avambraccio di Spalletti… vabbè, non voglio esagerare con la fantasia, ma insomma ci siamo capiti.

Per quanto mi riguarda, gli juventini ed ex juventini che vogliono diventare napoletani sono i benvenuti. Se poi dovessero lasciare un segno nel nostro palmares sarebbero anche ben ricordati. Sempre, beninteso, a patto di non tornare indietro. Altrimenti varranno le regole di cui sopra.

Forza Napoli Sempre

(Sempre, Antò, ricordatelo! È importante!)

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