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Conte ribadisce che Napoli è lavoro, cultura, preparazione

Ha scritto il più autorevole manifesto della napoletanità contro quella che Raffaele La Capria magistralmente definiva la napoletaneria

Conte ribadisce che Napoli è lavoro, cultura, preparazione
Ni Napoli 26/06/2024 - presentazione nuovo allenatore Napoli / foto Nicola Ianuale/Image Sport nella foto: Antonio Conte

Antonio Conte nel giorno della sua presentazione alla città di Napoli, alla stampa, alla società partenopea scrive il più autorevole manifesto della napoletanità contro quella che Raffaele La Capria magistralmente definiva la napoletaneria.

Il mister salentino, uomo intelligente e manager di livello, ha dimostrato subito la sua cultura del lavoro. Abnegazione, competenze, ricerca ossessiva del risultato. Tutto quello che i napoletani sanno fare benissimo oltre ogni narrazione macchiettistica. È pleonastico ma ci piace ricordare che nel nostro Paese, ad esempio, la cultura del diritto si forma e fonda a Napoli; basterebbe, quasi, essere assidui telespettatori di Un giorno in Pretura per sapere che la stragrande maggioranza dei magistrati italiani sono napoletani o comunque formati alla più antica università pubblica italiana, la Federico II di Napoli.

Potremmo continuare citando i Ceo delle maggiori aziende con sede legale a Milano, di nascita e formazione napoletana, fino ad arrivare al più grande cineasta dei nostri tempi Paolo Sorrentino. Ci fermiamo qui.

Napoli è lavoro, cultura, preparazione. Arte di arrangiarsi? Forse, perché figlia di capacità ingegnose. Come ad esempio le stazioni metropolitane più belle del mondo, non a caso.

Conte si presenta come un manager di una grande azienda

Conte nel suo primo giorno napoletano si presenta come un manager di una grande azienda. Di fatti lo è. La Ssc Napoli fattura 360 milioni di euro. E il proprietario, grande fautore di questo capolavoro aziendale, Aurelio De Laurentiis li ha consegnato le chiavi della sua creatura. Decide tutto lui. Lo ha detto l’allenatore leccese in conferenza. “Io decido chi parte e chi resta”. Il capolavoro arriva dopo un’ora di conferenza. “Napoli non dev’essere una tappa di passaggio ma la meta”. La dichiarazione più rivoluzionaria, nella sua apparente semplicità, che si potesse dire in questa piazza. Corroborata dal curriculum di chi la dice, scevra da ogni populismo, ma pregna di cultura appunto della vittoria e in primis del lavoro.

In prima fila ad ascoltare non il comandante, categoria che in passato (Sarri) ha entusiasmato senza portare nemmeno una coppa Italia (il povero Gattuso), il sindaco Manfredi e il presidente De Luca. A proposito, Adl è stato l’unico a rimetterli insieme nella stessa stanza, qualcuno che ha a cuore il destino di Napoli e della Campania provi a ricercare il dialogo istituzionale. Sia il sindaco in una recente intervista ha evocato, forse goffamente, una Napoli meno “napoletana” nel senso di una città più laboriosa e meno lamentosa, sia il presidente della Regione a proposito della battaglia contro l’autonomia differenziata, unico, gigante, nel dibattito pubblico, chiede equità finanziaria ma rivendica la burocrazia zero che significa, anche qui a Napoli al sud, sappiamo come governare e decidere senza assistenzialismo.

Antonio Conte riporta Napoli a questo. Alle sue migliori qualità, capacità, creatività.

Buon lavoro mister.

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