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De Laurentiis, ovvero il coraggio di ammettere i propri errori e invertire la rotta a 75 anni

Conte, il suo stipendio, Oriali e Manna sono una pubblica confessione. Per nulla ipotizzabile alla sua età. Sintomo di intelligenza e di titanica forza di sorprendere

De Laurentiis, ovvero il coraggio di ammettere i propri errori e invertire la rotta a 75 anni
Aurelio De Laurentiis (Salvatore Laporta / Kontrolab)

De Laurentiis, ovvero il coraggio di ammettere i propri errori e invertire la rotta a 75 anni

Cominciamo col dire che non c’è alcun intento offensivo nel ricordare gli anni di una persona. In Occidente è considerata quasi un’offesa lo scorrere del tempo. È semplicemente biologia. In linea di massima, i neuroni e le sinapsi sono più rapidi a trent’anni che a settantacinque. È anche vero che tanti comportamenti fisiologici sono cambiati. Oggi avere 75 anni non significa necessariamente appartenere alla categoria della terza età con l’accezione che aveva un tempo.

Questo palloso preambolo per dire che Aurelio De Laurentiis potrebbe essere un testimonial per i suoi coetanei. Perché a questo giro, ancora una volta, è riuscito a sorprendere con una svolta che francamente chi scrive non credeva possibile. In silenzio, senza autodafé (e del resto non ce n’era alcun bisogno né tantomeno obbligo), per mesi De Laurentiis si è lasciato giudicare e processare dal suo foro interiore. E mentre all’esterno continuava a regalare l’immagine del padrone ormai irrecuperabile, sempre più debordante nella sua azienda, con risultati disastrosi; all’interno invece aveva compreso benissimo i danni provocati dal suo ego straripante.

De Laurentiis, contano i fatti non le pubbliche autocritiche

È inutile attardarsi in richieste di pubblici “mea culpa”. Quel che conta sono i fatti. E i fatti dicono che De Laurentiis ha compreso perfettamente gli errori commessi. Ovviamente li ha avvertiti tutti – e senza sconti – sul bilancio di famiglia e sui risultati della sua creatura. Invece di perseverare in un vortice di autolesionismo che avrebbe portato alla catastrofe, è riuscito a frenare e a cambiare direzione Ha capito che doveva fare non uno ma dieci passi indietro. E ha riportato in seno al Calcio Napoli quella parola che nelle nostre preferenze viene subito dopo cuoco, ossia competenza.

Ha portato a casa Antonio Conte per distacco l’allenatore italiano più bravo sul mercato e uno dei migliori cinque disponibili a livello mondiale. E lo ha pagato a peso d’oro. Dettaglio tutt’altro che trascurabile: per rimettere in sesto la baracca Napoli, occorre mettere mani al portafogli. Gli ha affiancato Gabriele Oriali in un ruolo che De Laurentiis ha sempre negato nei primi vent’anni del suo Napoli. Oriali è una novità assoluta. È il motivo per cui il suo arrivo emoziona persino più di quello di Conte. È il segnale di discontinuità più forte. E poi ha ingaggiato un direttore sportivo giovane, Manna, che alla Juventus ha lavorato molto bene con l’Under 23. Ha creato quella struttura dirigenziale che quest’anno non c’è stata, con le conseguenze che abbiamo visto.

Tutto andrà misurato alla prova dei fatti

Ovviamente tutto andrà misurato alla prova dei fatti. Soprattutto delle difficoltà. Perché è nel momento delle contrarietà che si misurerà la profondità della svolta. Ma la svolta c’è stata. E va registrata, celebrata ed elogiata. De Laurentiis merita i complimenti. Ed è un peccato veniale che lui provi a far passare il concetto che non si tratta di passi indietro ma solo di impossibilità di dedicarsi H24 al Napoli per una questione di priorità che vede ai primi posti la realizzazione del centro sportivo e la ristrutturazione dello stadio Maradona. Sono comprensibili e legittime pulsioni di orgoglio, pur nell’ammissione degli errori commessi. Quelle magnifiche bugie cui nessuno crede. Ma che ti fanno star bene. E allora perché negargliele? Quel che conta è la sua autocritica che lampeggia senza sosta sui volti di Conte, Oriali e Manna. E noi qui lo celebriamo per questo.

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