3-0 il punteggio finale, in gol Stanciu, Marin (gioca in Serie A con l’Empoli) e Dragus. L’Ucraina delle stelle Mudryk e Zinchenko inesistente, male Dovbyk
L’Ucraina affonda sotto i colpi della Romania. La squadra per cui tutta Europa tifa perde malissimo all’esordio in Euro 2024. Una sorprendente Romania disinnesca le stelle ucraine: Mudryk mai pericolo, Zinchenko male e Dovbyk malissimo. L’attaccante sui cui c’è l’interesse del Napoli non ha mai praticamente tenuto il pallone e non è mai stato capace di creare pericoli alla difesa romena.
Il punteggio finale è di 3-0 e fotografa perfettamente la partita. La Romania dal primo gol è sempre stata in controllo, ha difeso con ordine e quando ha potuto, è ripartita facendo male all’Ucraina. Complice però anche Lunin che oggi giocava con gli avversari. Il primo gol nasce da un suo errore. L’Ucraina prova ad uscire dal pressing dal basso ma il portiere del Real sbaglia clamorosamente e regala palla agli avversari. La sfera finisce a Stanciu che con una bordata da fuori batte Lunin (ormai fuori dai pali).
Il secondo gol è ancora peggio. Un altro tiro da fuori rasoterra, non particolarmente pericoloso, ma Lunin ha lavato i guanti col sapone e si lascia sfuggire la palla. Il terzo gol nasce sugli sviluppi di un calcio d’angolo. L’Ucraina non mette in fuorigioco Dragus che ad un passo da Lunin insacca il gol del tre a zero.
Col senno del poi, si capisce perché Ancelotti in finale di Champions League ha preferito un Courtois a mezzo servizio che un Lunin in piena forma.
Spalletti finisce catenacciaro e porta l’Italia agli Europei (rigore dubbio per l’Ucraina nel finale) (20 novembre 2013)
Missione compiuta, l’Italia di Spalletti va agli Europei. Con qualche sofferenza e qualche errore di troppo nel secondo tempo. Con una sostituzione alla Trapattoni (fuori Politano, dentro Darmian) e un rigore che inizialmente sembrava nettissimo per loro al 93esimo (poi, però, un’altra inquadratura offre qualche attenuante al direttore di gara spagnolo). Un finale tutti dietro, all’italiana. Arrigo Sacchi avrà sacramentato ma quando si arriva al dunque, le filosofie saltano.
L’obiettivo è stato raggiunto. L’intuizione estiva di Gravina ha dato i suoi frutti. Mancini è ormai dimenticato nel suo esilio dorato saudita. Lo stoico Spalletti si gode il secondo successo in pochi mesi. Il suo approdo in Nazionale fu travagliato. Il suo ex datore di lavoro, De Laurentiis, fece fuoco e fiamme, promise cause, impartì lezioni di management aziendale (i mesi successivi lo avrebbero sbugiardato). Nulla cambiò. Spalletti è diventato il nuovo commissario tecnico della Nazionale e al momento – Grassani dixit – non è partita alcuna causa.
All’Italia serviva un pareggio con l’Ucraina e pareggio è stato. C’è stata molta sofferenza nella ripresa. Un errore di Donnarumma, un po’ di pressione ucraina. Soprattutto quel rigore per loro che sembrava netto. L’Italia la partita se l’è giocata nel primo tempo, come piace al suo allenatore che è bravo, molto bravo, anche se deve stare attento a resistere alla tentazione di giocare a fare il guru. Stasera l’ha capito e nella ripresa si è convertito al trapattonismo (maestro incontrastato di vita e di calcio).
Sarebbe stato meglio se non avesse utilizzato il manuale Cencelli per Atalanta-Napoli. Dopo un ottimo primo tempo, Raspadori non meritava la sostituzione. Tantomeno con Scamacca che per mezz’ora non l’ha presa praticamente mai e ha fatto dannare il signor Luciano che la vita se l’è complicata da solo. Senza Cencelli, la Nazionale sarebbe rimasta in undici e avrebbe sofferto decisamente di meno. Decisamente meglio il primo tempo rispetto alla ripresa.